Scusate se scomodiamo la teoria economicistica di cui si parla da qualche anno e che,
semplificando, prevede che lo sviluppo vada rallentato per essere alla fine un
po’ più poveri ma più felici.
Declinando in salsa Arpa questi
principi osserviamo che in questi anni sono state ridimensionate le attività
con le note chiusure, gli accorpamenti di strutture, il blocco del turn-over
che ci ha portati nel volgere di alcuni anni a perdere qualcosa come 400 unità,
la riconversione di figure professionali che hanno dovuto abbandonare la
propria esperienza qualificata in cambio di attività, nel migliore dei casi,
incoerente con il proprio percorso formativo e professionale; completa il quadro il blocco delle
retribuzioni e dei contratti che nel volgere di 7 anni ha comportato una perdita
secca del potere di acquisto del 4-4,3% (qui però le responsabilità sono legate
alle politiche generali sulla P.A.)
Tutto ciò costituisce certamente quella
decrescita alla quale facevamo riferimento, quanto alla felicità che ad essa
dovrebbe essere connessa ci riserviamo di parlarne in un’altra sede. Anzi no, qualcuno sarà sicuramente felice in conseguenza
di questa decrescita perché, paradossalmente, l’Ente si contrae, le funzioni si
riducono ma le posizioni organizzative no, anzi, aumentano
passando dalle 79 oggi presenti a 87.
Come questo sia possibile è
qualcosa che ha del misterioso, infatti mercoledì 29 giugno siamo stati
testimoni di una manifestazione di puro
surrealismo. Convocati per il giorno precedente la scadenza delle P.O. quindi
formalmente scadute, ci aspettavamo che ci dicessero in quattro parole con una
qualsiasi scusa (a piacere) che le stesse venivano prorogate per un dato periodo;
invece alla fine di una riunione durata ben 4 ore siamo usciti a metà tra il
tramortito e l’incredulo, senza essere riusciti a farci dire di quanto vengono prorogate
le posizioni organizzative, che a questo punto risultano essere, di fatto, alla
quarta proroga dopo la loro istituzione risalente ad inizio 2014 e che
prevedeva una vigenza di 18 mesi.
Per inciso richiamiamo una lapidaria
affermazione del DG pronunciata a novembre, il quale dichiarava solennemente
che dopo l’ultima proroga di fine anno non ce ne sarebbero state più per nessun
motivo. Infatti!
Come sapete abbiamo passato gli
ultimi mesi a discutere sui criteri di conferimento delle PO che avrebbero (il
condizionale è d’obbligo in questi casi) dovuto essere più trasparenti e
oggettivi, in effetti dopo un lungo tira e molla siamo arrivati ad un risultato
che, ad una rapida occhiata, sembrerebbe
garantire una maggiore garanzia di trasparenza, evitando quantomeno lo scandalo
delle passate valutazioni (particolarmente nel dipartimento del nordest), ma
scendendo appena nel dettaglio vediamo che non è così.
La valutazione del curriculum infatti
consente di introdurre elementi di discrezionalità che possono vanificare tutto
quanto è stato portato precedentemente.
Al di là di questi tecnicismi,
ciò che stupisce più di ogni altra cosa
è la totale mancanza di ritegno da parte dell’Amministrazione nel venirci a
presentare, il 29 giugno, un quadro dove sostanzialmente non solo si mantiene
lo status-quo, ma lo si rafforza creando ulteriori posizioni, talune a dir poco imbarazzanti (PO
o raddoppi di coordinamento istituiti in strutture o nuclei operativi puramente
virtuali e costituiti da due/tre persone, tanto per citare i casi più emblematici).
Non riportiamo poi per carità di
patria alcuni “refusi” o per meglio dire “lapsus linguae” dove del “prescelto”
per funzioni sovra provinciali veniva già indicata la sede operativa di attuale
servizio…
Alla fine il risultato è che si
opera una costruzione ideologica volta a legittimare scelte già fatte in un panorama desolante che è
quello già descritto, dove i comuni
mortali faticano a cercare una motivazione sufficiente a giustificare la propria
esistenza professionale che non sia la semplice
attesa del giorno 27 di ogni mese.
Sia
chiaro, noi non siamo pregiudizialmente
contro le P.O., che in moltissimi casi si fanno carico di responsabilità
superiori ai loro compensi, soprattutto se paragonate a certe omologhe figure
di cui non si capisce il senso. (per non dire peggio)
Ci rivolgiamo a tutti coloro che
delusi dalle “competizioni” precedenti si aspettano una qualche forma di
riscatto nella futura tornata. Noi, scherzando, ma non troppo, durante la seduta
del tavolo tecnico abbiamo detto “scriveremo i nomi vicino ad ogni posizione
che è stata individuata, poi chiuderemo il tutto in una busta in attesa degli
esiti ufficiali, così, tanto per divertirci.”
Si accettano scommesse e nel
contempo si invitano i “non unti del
signore” a non farsi troppe illusioni.
Un ultimo dubbio: nella sua
lunghissima introduzione il DA ha citato, quale motivo del ritardo nella
definizione dei nuovi criteri e quindi dell’ennesima proroga, l’approvazione
della nuova legge nazionale sul riordino del sistema delle Agenzie e l’imminente approvazione della proposta di
legge regionale sul riordino di Arpa Piemonte. Perché quindi non si è atteso di
vedere quali eventuali modifiche quest’ultima apporterà alle competenze di
Arpa, prima di pensare alle future PO?
Non c’è il rischio di prevedere
incarichi per funzioni che magari un domani non saranno più competenza di Arpa?
A noi pare di vedere una grossa incongruenza tra premessa e conclusioni. Come
diceva “il Divo” a pensar male si commette peccato, però….
Redatto a cura
del Coordinamento FSI
01.07.2016
* per i più curiosi: la “decrescita felice” è una
corrente di pensiero politico,
economico
e sociale
favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica della quale il
filosofo Serge Latouche è il principale
esponente.