venerdì 1 luglio 2016

Il concetto di “decrescita felice”* secondo ARPA PIEMONTE





Scusate se scomodiamo  la teoria economicistica  di cui si parla da qualche anno e che, semplificando, prevede che lo sviluppo vada rallentato per essere alla fine un po’ più poveri ma più felici.

Declinando in salsa Arpa questi principi osserviamo che in questi anni sono state ridimensionate le attività con le note chiusure, gli accorpamenti di strutture, il blocco del turn-over che ci ha portati nel volgere di alcuni anni a perdere qualcosa come 400 unità, la riconversione di figure professionali che hanno dovuto abbandonare la propria esperienza qualificata in cambio di attività, nel migliore dei casi, incoerente con il proprio percorso formativo e professionale;  completa il quadro il blocco delle retribuzioni e dei contratti che nel volgere di 7 anni ha comportato una perdita secca del potere di acquisto del 4-4,3% (qui però le responsabilità sono legate alle politiche generali sulla P.A.)

Tutto ciò costituisce certamente quella decrescita alla quale facevamo riferimento, quanto alla felicità che ad essa dovrebbe essere connessa ci riserviamo di parlarne in un’altra sede. Anzi no, qualcuno sarà sicuramente felice in conseguenza di questa decrescita perché, paradossalmente, l’Ente si contrae, le funzioni si riducono ma le posizioni organizzative no, anzi, aumentano passando dalle 79 oggi presenti a 87.

Come questo sia possibile è qualcosa che ha del misterioso, infatti mercoledì 29 giugno siamo stati testimoni di una manifestazione di  puro surrealismo. Convocati per il giorno precedente la scadenza delle P.O. quindi formalmente scadute, ci aspettavamo che ci dicessero in quattro parole con una qualsiasi scusa (a piacere) che le stesse venivano prorogate per un dato periodo; invece alla fine di una riunione durata ben 4 ore siamo usciti a metà tra il tramortito e l’incredulo, senza essere riusciti a farci dire di quanto vengono prorogate le posizioni organizzative, che a questo punto risultano essere, di fatto, alla quarta proroga dopo la loro istituzione risalente ad inizio 2014 e che prevedeva una vigenza di 18 mesi.

Per inciso richiamiamo una lapidaria affermazione del DG pronunciata a novembre, il quale dichiarava solennemente che dopo l’ultima proroga di fine anno non ce ne sarebbero state più per nessun motivo. Infatti!       

Come sapete abbiamo passato gli ultimi mesi a discutere sui criteri di conferimento delle PO che avrebbero (il condizionale è d’obbligo in questi casi) dovuto essere più trasparenti e oggettivi, in effetti dopo un lungo tira e molla siamo arrivati ad un risultato che, ad una rapida occhiata,  sembrerebbe garantire una maggiore garanzia di trasparenza, evitando quantomeno lo scandalo delle passate valutazioni (particolarmente nel dipartimento del nordest), ma scendendo appena nel dettaglio vediamo che non è così.
La valutazione del curriculum infatti consente di introdurre elementi di discrezionalità che possono vanificare tutto quanto è stato portato precedentemente.

Al di là di questi tecnicismi, ciò che stupisce  più di ogni altra cosa è la totale mancanza di ritegno da parte dell’Amministrazione nel venirci a presentare, il 29 giugno, un quadro dove sostanzialmente non solo si mantiene lo status-quo, ma lo si rafforza creando ulteriori  posizioni, talune a dir poco imbarazzanti (PO o raddoppi di coordinamento istituiti in strutture o nuclei operativi puramente virtuali e costituiti da due/tre persone, tanto per citare i casi più emblematici).

Non riportiamo poi per carità di patria alcuni “refusi” o per meglio dire “lapsus linguae” dove del “prescelto” per funzioni sovra provinciali veniva già indicata la sede operativa di attuale servizio…

Alla fine il risultato è che si opera una costruzione ideologica volta a legittimare scelte già fatte in un panorama desolante che è quello già descritto,  dove i comuni mortali faticano a cercare una motivazione sufficiente a giustificare la propria esistenza professionale che non sia la semplice attesa del giorno 27 di ogni mese.

Sia chiaro, noi non siamo pregiudizialmente contro le P.O., che in moltissimi casi si fanno carico di responsabilità superiori ai loro compensi, soprattutto se paragonate a certe omologhe figure di cui non si capisce il senso. (per non dire peggio)

Ci rivolgiamo a tutti coloro che delusi dalle “competizioni” precedenti si aspettano una qualche forma di riscatto nella futura tornata. Noi, scherzando, ma non troppo, durante la seduta del tavolo tecnico abbiamo detto “scriveremo i nomi vicino ad ogni posizione che è stata individuata, poi chiuderemo il tutto in una busta in attesa degli esiti ufficiali, così, tanto per divertirci.”
Si accettano scommesse e nel contempo  si invitano i “non unti del signore” a non farsi troppe illusioni.

Un ultimo dubbio: nella sua lunghissima introduzione il DA ha citato, quale motivo del ritardo nella definizione dei nuovi criteri e quindi dell’ennesima proroga, l’approvazione della nuova legge nazionale sul riordino del sistema delle Agenzie  e l’imminente approvazione della proposta di legge regionale sul riordino di Arpa Piemonte. Perché quindi non si è atteso di vedere quali eventuali modifiche quest’ultima apporterà alle competenze di Arpa, prima di pensare alle future PO?
Non c’è il rischio di prevedere incarichi per funzioni che magari un domani non saranno più competenza di Arpa? A noi pare di vedere una grossa incongruenza tra premessa e conclusioni. Come diceva “il Divo” a pensar male si commette peccato, però….

Redatto a cura del Coordinamento FSI
01.07.2016


* per i più curiosi: la “decrescita felice” è una corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica della quale il filosofo Serge  Latouche è il principale esponente.