Le palle
appese all’albero sono particolarmente pesanti quest’anno!!!
Facciamo il punto delle situazione:
in questi ultimi mesi una parte del sindacato in ARPA ha portato avanti una
convinta battaglia di critica e di opposizione al cosiddetto piano di
riorganizzazione.
Le nostre (ma non solo le nostre )
motivazioni non sono state una
banale presa di posizione a difesa di qualche collega che non vuole trasferirsi
da una sede all’altra o che non vuole cambiare mansione.
Il nostro obiettivo è molto più
alto, ovvero la tutela di ARPA, contro la dispersione del suo patrimonio
professionale e strumentale, contro lo smantellamento dei servizi a favore della
Salute pubblica e contro le manovre strumentali della Direzione e di buona parte
della classe dirigente di questo Ente che ha ampiamente dimostrato di essere
inadeguata in tutte le occasioni in cui si è mossa, badando sostanzialmente alla
conservazione del proprio status (leggasi cadreghino).
Basta guardare ai fatti che
caratterizzano questa riorganizzazione: come forse saprete, il trasloco di
attività da Ivrea e Omegna e le ristrutturazioni di Novara e Vercelli ci
costeranno qualcosa come 2 milioni di euro e comporteranno, tra le altre cose,
la dismissione dell’unico laboratorio realmente moderno della rete
laboratoristica di ARPA, inaugurato solo 14 anni fa e costato all’epoca 10
miliardi di vecchie lire. Inoltre è previsto lo spostamento quotidiano, per
almeno tre mesi, del personale da Omegna a Novara e ritorno, con le diseconomie
che tutti possono immaginare, nonché un gigantesco piano di formazione per
decine di colleghi che si dovranno riqualificare in attività diverse da quelle
di provenienza, anche qui con spese consistenti.
Tutto questo avviene a monte di un
taglio di finanziamento per il 2015 di 1,5 milioni di euro da parte della
Regione; va da sé che l’equazione razionalizzazione uguale risparmio è nulla
visto che solo per le due o tre cose che abbiamo citato si spenderanno milioni
di euro (che non ci sono).
Qualcuno si è chiesto da dove
salteranno fuori questi soldi? Oggi ARPA è un paravento per la Regione che ha
sprecato fino all’inverosimile e che per farsi ripianare un debito certificato
dalla Corte dei Conti di circa sette miliardi di euro (avete letto bene
7.000.000.000 di euro) ha concentrato la sua attenzione su ARPA, che ha sempre
mantenuto un bilancio tutto sommato in ordine, e sulla la sanità dove vengono
sfalciati decine di posti letto in tutti gli ospedali della Regione; si tagliano
quindi servizi essenziali e si trascurano invece altri centri di spreco (e di
inefficienza) in organismi amministrativi satelliti della Regione stessa, per
non dire del fatto che il Consiglio regionale, nei giorni scorsi, non ha votato
un provvedimento che avrebbe ridotto le retribuzioni dei consiglieri da 10.000 a
7.000 euro mensili.
Per non dire dell’assurdo
grattacielo - simbolo tangibile dello spreco stratosferico in cui stiamo
annegando - che sta crescendo di fronte al MOI, che costerà alla fine 260
milioni di euro, dei quali 22 solo per la progettazione; in compenso le
palazzine che ospitano la nostra sede centrale, dopo neppure 8 anni, stanno
letteralmente cadendo a pezzi.
Osserviamo inoltre come esempio
emblematico la vicenda dei circa 1700 dipendenti delle provincie piemontesi che
rischiano la mobilità ed il successivo licenziamento se entro due anni non
troveranno una ricollocazione.
Certamente in qualche modo il caso
verrà risolto politicamente, ma questa vicenda è la concreta rappresentazione
che le decisioni che la politica prende per un ritorno di immagine immediato,
non tengono minimamente conto delle conseguenze, che sono sempre a carico dei
lavoratori e della cittadinanza.
Questi sono tutti elementi sui
quali ogni collega ha il dovere di riflettere prima di farsi incantare dai
fantastici e fantasiosi teoremi di una classe dirigente che si ostina a voler
vendere fumo in cambio della (propria) salvezza.
Non sono esentati dalla nostra
critica certi sindacati, che non esitiamo a definire venduti, che assolvono alla
funzione di truppe di complemento del Potere, quel Potere che assecondano con
“marchette ideologiche” al fine di raccogliere le briciole che gli vengono fatte
graziosamente cadere dall’alto, svendendo così i destini dell’Ente e dei
lavoratori che in buona fede si sono affidati alle loro cure per farsi
rappresentare.
Lo diciamo chiaramente, a costo di farci
nuovamente additare come i gufi che si oppongono al vento del cambiamento: con
un finanziamento ridotto ed una previsione di spesa per il 2015 di diversi
milioni di euro (che non abbiamo) il rischio concreto è quello di ritrovarci,
tra un anno, a farci auguri di ben altro tenore.
Detto questo comprendiamo che nel
periodo che precede le feste natalizie vi sareste aspettati un messaggio di
banale buonismo ecumenico; ci dispiace per chi la pensa così, siamo animati da
un fortissimo senso etico che non ci consente di fare sconti a nessuno.
L’obiettivo che ci poniamo è quello di lottare per il bene comune contro
affaristi, trafficoni e privilegi immeritati….tutto il resto è noia!
Buone
feste!