Passata
(quasi) la sbornia delle feste ritorniamo per un approfondimento sulla
notizia che abbiamo dato il 30 dicembre e relativa all’accordo sulla
ripartizione dei fondi residui 2010-2014.
Lo
facciamo per un motivo molto semplice, ovvero ribadire che se abbiamo
firmato questo accordo è stato per mero senso di responsabilità e
unicamente nell’interesse dei colleghi che rischiavano di non percepire
questi pochi soldi (una media di circa 500 euro procapite).
Nei
giorni che hanno preceduto il 30 dicembre c’è stato un pressing da
varie parti affinché si arrivasse alla firma “unitaria”. Noi avevamo sia
verbalmente, al tavolo tecnico del 21 dicembre, che con il nostro
comunicato del 23 espresso chiaramente dissenso rispetto al metodo che
prevede la distribuzione delle somme utilizzando unicamente il criterio
di presenza nel 2015.
Chiedevamo
che le somme fossero parametrate ai cinque anni di riferimento
(2010-2014) secondo un principio di maggior giustizia ed equità,
criterio già utilizzato nell’accordo del 2013.
Nella
seduta del 30 dicembre il dibattito è andato avanti finché i
rappresentati della CGIL hanno chiaramente detto che non avrebbero
derogato dalla loro idea ovvero, come detto sopra, dare i soldi secondo
il criterio di presenza nel 2015.
Se
qualcuno ritiene che le differenze siano irrilevanti, giusto perché sia
chiaro, riportiamo qua sotto alcuni esempi chiarificatori:
Esempio 1:
se
una collega ha lavorato in buona parte dei cinque anni (2010-2014)
contribuendo quindi a costituire quei fondi, ma si è assentata per buona
parte del 2105, magari per una maternità facoltativa o un congedo per
assistenza disabili (legge 151/2001) essa si vedrà decurtare in buona
parte il premio maturato nel quinquennio.
Esempio 2:
se
un collega si è assentato per buona parte o per tutto il quinquennio ma
è presente nel 2015 egli percepirà il premio in proporzione alla sua
presenza nel 2015 e non, come sarebbe giusto, in proporzione alla
presenza nel periodo 2010- 2014.
Esempio 3:
se
un collega è stato assunto nel 2015 (a tempo indeterminato o
determinato, non importa) egli percepirà la produttività del quinquennio
2010-2014, quando non era ancora in organico.
Abbiamo
motivo di pensare che la ragione per cui la CGIL ha imposto il proprio
punto di vista a tutti (Amministrazione compresa) sia quella di
salvaguardare i casi descritti al punto 3 (2 persone), riconfermando la
propria attitudine (ampiamente manifestata in anni non molto lontani) a
puntare al consenso di pochi (pochissimi in questo caso) contrapposto
all’interesse di tutti, ovvero 970 colleghi.
Se questa metodica rappresenta la salvaguardia delle categorie più deboli lasciamo che siano i colleghi a giudicarlo.
Ci
dispiace puntare il dito contro un’altra organizzazione sindacale, ma
questo episodio, di per sé significativo, sancisce il punto di non
ritorno nelle relazioni interne della RSU, il ché è di pessimo auspicio
per il prossimo futuro.
Riproponiamo
a margine di questo comunicato la nota a verbale di dissenso firmata da
FSI e FIALS. Per la cronaca e per completezza d’informazione ricordiamo
che il componente RSU di USB non ha firmato l’accordo.
La riorganizzazione si è fermata….
Registriamo
l’adozione di una serie di atti che dimostra quello che già era chiaro
da alcuni mesi, ovvero che la riorganizzazione complessiva dell’Ente
consistesse unicamente nello smembramento dei laboratori, lasciando in
sospeso tutto il resto.
La
cosa più contraddittoria (che però non ci stupisce poiché e chiaro che
politici e amministrazione sono capaci di affermare tutto ed il suo
contrario nel breve volgere di una stagione) è che la chiusura dei
laboratori è stata decisa con la sola “pezza” della legge regionale 1,
la quale dava indicazioni generiche sulla chiusura di strutture, senza
che ci si sia preoccupati dei passi normativi, secondo noi vincolanti,
che avrebbero dovuto precedere tutto ciò, ovvero la promulgazione della
legge regionale di cui al disegno di legge 92 (quella che dovrebbe
sostituire la 60 del 1995).
Tale
proposta di legge tra un po’ compie un anno, ma viene tenuta ben in
caldo in attesa di poterla ridisegnare in funzione dei desiderata delle
tante fazioni che si affollano e si affannano intorno al capezzale
dell’Agenzia….infatti nel decreto 163 del 30 dicembre ora si dichiara si “devono attendere gli sviluppi derivanti dall’evoluzione normativa in atto” e
quindi nel frattempo via libera alle proroghe di incarichi dirigenziali
(per due mesi) e di funzione (tre mesi) in un carosello di
contraddizioni passate, presenti e future.
Nota a verbale di FIALS e FSI
Si
ritiene iniqua la destinazione degli avanzi 2010-2014 aventi come unico
criterio la presenza in servizio nel 2015, senza alcuna considerazione
della presenza in servizio negli anni in cui si sono costituiti i
suddetti avanzi.
La
distribuzione dei fondi che prescinde dall’anzianità è a nostro avviso
ingiusta e lesiva di chi ha contribuito con il proprio lavoro a
costituire avanzi di cui oggi tutti, indistintamente, usufruiscono
rappresentando un pericoloso precedente per futuri accordi.
Tanto
meno si condividono le ragioni di quelle organizzazioni sindacali che
hanno sostenuto tale posizione a tutela dei neo-assunti 2015