Esatto gentili colleghe e cari
colleghi, avete capito bene, nonostante il pressing di cui siamo stati oggetto
nelle ultime settimane da parte di USB (esplicitamente attraverso il proprio
bollettino d’informazione) e di alcuni ex RSU della CGIL dimessisi l’estate scorsa, noi, i quattro
delegati FSI, a piede fermo abbiamo deciso di rimanere in RSU, di continuare la
nostra azione sindacale di critica, di confronto, di proposta.
Come abbiamo sempre fatto.
Noi di FSI ci siamo riuniti
venerdì 11 marzo con il preciso intento di verificare le nostre rispettive
posizioni, di chiarirci le idee su ciò che vogliamo fare, ma soprattutto per
fare il quadro delle situazione, anche
in un ottica di bilancio del lavoro fino a qui svolto.
Nico De Leonardis il 9 marzo ha
pubblicato una sua personale riflessione con la quale di fatto anticipa, con
toni estremamente raffinati e certamente efficaci, il sentire comune della
compagine FSI.
Non starò a ripetere i concetti che ha espresso e con i quali ci
siamo tutti identificati.
Dirò solo, con parole mie, perché
rimaniamo.
Chi ci conosce sa in cosa
consiste la nostra azione fatta di assistenza diretta alle persone che si
trovano in difficoltà davanti a vessazioni, abusi di potere e arbitrio. Siamo sempre intervenuti per amore delle
regole senza mai sottrarci al confronto con una certa parte della classe
dirigente arrogante, autoreferenziale e convinta di poter disporre del proprio
potere secondo principi di clientela cortigiana e non di giustizia.
Chi ci conosce sa quanto ci siamo
spesi per criticare ogni comportamento illogico e irrazionale delle varie
direzioni che sono succedute negli ultimi anni (da Coccolo fino a Robotto).
Chi ci segue sa anche come, negli ultimi due anni, davanti alle
manovre diversive della direzione Robotto messe in atto per illuderci che
esistevano margini di trattativa su questioni per le quali invece la Direzione non era altro
che mera esecutrice del dettato della Politica, FSI abbia reagito scegliendo
una propria linea di condotta, sottraendosi al gioco perverso nel quale la Direzione ci voleva
relegare: il ruolo di comprimari nella farsa dei cosiddetti tavoli tecnici,
messi su a bella posta per portare a spasso quella parte di sindacato convinta
di poter scalfire decisioni già prese molto più in alto delle “teste pensanti”
nostre interlocutrici.
Mi riferisco naturalmente alla
vicenda della riorganizzazione “voluta” da Robotto e che ad oggi non ha
esaurito i propri effetti in termini di caos assoluto determinato dal varo di
continue disposizioni che si contraddicono l’un l’altra. In tale circostanza abbiamo dimostrato che FSI può essere alleata quando esiste
condivisione di idee e programmi, ma non è gregaria di nessuno.
Non sto ad
elencare tutte le cose che ci hanno caratterizzato in questi anni, d’altronde
facilmente verificabili dalla lettura dei nostri resoconti, ma una cosa la
diciamo a voce ferma all’indirizzo dell’USB e di molti ex CGIL che pur di convincerci a mollare non esitano
ad instillare dubbi sulla nostra genuinità:
NON ABBIAMO
SECONDI FINI, NON ABBIAMO “FINALITA’ DIVERSE”;
i modi forse ci distinguono e questo è naturale, ma
sia chiaro che
NON
PERMETTIAMO A NESSUNO di definirci complici, complottatori o
ruffiani di qualcuno.
La nostra storia parla per noi:
- non abbiamo cercato favori per i nostri
aderenti;
- non ci siamo messi all’ombra di nessun
potere;
- non abbiamo cercato scorciatoie per chicchessia.
I nostri principi sono il nostro
collante, il nostro comune denominatore. Altri non so se possono dire
altrettanto.
Ad alcuni transfughi della CGIL
che oggi ci accusano più o meno di collateralismo solo perché non ci dimettiamo
facendo cadere una RSU malfunzionante e compromessa (questo sta nei fatti e lo
riconosciamo) ricordiamo che quando hanno maturato questa decisone, per
strategie loro, ci hanno messi davanti al fatto compiuto, non hanno chiesto un
nostro parere, a noi che eravamo nella “maggioranza”.
Se ne sono andati da un
giorno all’altro, alla faccia nostra, dei loro elettori e con buona pace della
democrazia.
Ai medesimi ricordiamo inoltre
come, pur disponendo di un consenso talmente ampio da garantirgli in quel
momento la maggioranza assoluta in RSU, non sono stati in grado di incidere in
alcuna misura nelle decisioni della Direzione in tema di riorganizzazione.
Questo crediamo dovrebbe portarli a riflettere e ad evitare di sparare ora
giudizi a vanvera sulle nostre azioni. Non ci risulta, peraltro, che in
passato, alcuni delegati RSU, abbiano improntato la loro azione con l’uguale
coerenza, imparzialità e correttezza che oggi viene richiesta a FSI.
Il ricordo di alcuni errori del
passato sono ben presenti nella memoria dei nostri colleghi.
Senza preconcetti, ma anche senza
soverchie illusioni diciamo che se la
RSU attuale sarà in grado di fare sintesi collaboreremo
(anche se le prove più recenti non sono affatto incoraggianti) altrimenti noi
siamo una minoranza, ma pur sempre significativa, in grado di continuare a fare
autonomamente il lavoro svolto fino ad oggi, ovvero: critica, proposta,
denuncia, difesa degli interessi singoli e collettivi.
Lo dobbiamo a chi ci ha votati,
lo dobbiamo a chi ci segue.
Il giorno 11 aprile
2016 si svolgerà a Torino una nostra assemblea nell’ambito della quale
spiegheremo a chi vorrà intervenire le nostre ragioni, le nostre future
iniziative sindacali aggiornando nel contempo i lavoratori rispetto al quadro
generale della nostra Agenzia.
Torino, 14 marzo 2016
Michele Lattanzio
Coordinatore FSI di
Arpa Piemonte