mercoledì 27 dicembre 2017

informativa su precari e progressioni verticali - decreto e circolare Madia

Gentili colleghe, cari colleghi,
come forse già saprete nell’ultimo mese ci sono state due convocazioni da parte della Direzione con all’ordine del giorno la discussione sul cosiddetto Decreto Madia sulla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione (D.lgs 75/2017).

Il tema centrale di questi due incontri è stato quello delle stabilizzazioni dei precari; sul tema avrete già letto i comunicati delle altre OO.SS. che parlano di numeri e tempistiche, quindi non starò a scendere in dettagli già illustrati, limitandomi ad accennare in estrema sintesi al citato D.lgs 75, il quale faceva una distinzione tra coloro che rientravano nel Comma 1 dell’art. 20 e tutti  gli altri che invece rientravano nel comma 2 dello stessa articolo, ovvero, compatibilmente con risorse e fabbisogno del personale, i primi subito assumibili (cinque) gli altri (per ora undici) con requisiti meno stringenti (titolari di forme di lavoro flessibile non necessariamente a T.D.)  potevano accedere alla stabilizzazione mediante procedura concorsuale pubblica per non più del 50% dei posti messi a concorso.

Successivamente, con una circolare emanata dalla medesima Ministra (la 7 del 23/11/2017) ribaltando le decisioni del suo stesso decreto ha fatto transitare i precari che rientravano nel comma 2 (con requisiti più deboli) tra quelli ricompresi nel comma 1 (con requisiti più forti). Quindi, con tre anni di servizio al 31.12 di quest’anno, anche in forme flessibili, possono accedere alla stabilizzazione diretta, avendo come unico scoglio, l’attesa dell’adozione formale dell’atto che sancisca il fabbisogno del personale nel triennio 2018-2020.

Sul tema non c'è molto altro da dire, primo perché, come dicevo, le altre OO.SS. sono molto faconde di informazioni, al punto tale che Confederali da una parte e USB dall’altra si scornano e sgomitano facendo a gara a chi è più bravo a chi la dice prima, più grossa e più bella…noi (io) preferiamo distinguerci poiché nei mesi che hanno preceduto questi due incontri abbiamo, quasi in solitudine, ad eccezione di una favorevole presa di posizione da parte di alcuni colleghi della CISL, evidenziato la necessità di prendere in considerazione un altro aspetto del decreto Madia, ovvero l’art.  22 comma 15 che prevede la possibilità di fare (finalmente) qualche progressione verticale; argomento sul quale molti hanno fatto e continuano a fare orecchie da mercante, forse perché poco utile alla rincorsa al consenso, visti i numeri esigui di coloro che potenzialmente potrebbero accedere a questa opportunità.

I numeri sono questi: la legge prevede la possibilità di fare progressioni per un 20% di personale di cui al piano dei fabbisogni nel triennio 2018-2020, che secondo una stima indicata dal Dott. Porta potrebbe oscillare tra le 7 e le 10 unità di coloro che sono  in possesso dei requisiti previsti, ovvero il titolo di studio per accedere alla categoria superiore a quella di appartenenza (diploma di scuola superiore per acceder alla cat. C, laurea per accedere alla cat. D).

Va detto che all’ultima riunione del 19 u.s. ho chiesto se hanno un’idea di quali potranno essere le aree interessate alle progressioni,  ricevendo come risposta che non lo sanno ancora, anche se posso dirvi che l’Amministrazione sta già provvedendo alla verifica dei curricula, quindi, nell’interesse dei potenziali destinatari il mio consiglio è, nel caso non l’abbiate ancora fatto, di aggiornarlo e trasmetterlo tenendo conto di tutti gli elementi di merito di seguito illustrati e che almeno teoricamente potrebbero fare la differenza in una prova comparativa.

In maniera ancora un po’ fumosa il decreto Madia dice in fatto di requisiti e di procedure selettive che le stesse avverranno anche per titoli “considerando la valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni, l’attività svolta e i risultati conseguiti, nonché” importantissimo “l’eventuale superamento di precedenti procedure selettive”.

Compatibilmente con gli eventi futuri seguiremo con attenzione quanto in argomento si dirà,  detto questo mi commiato augurandovi di trascorrere serenamente le prossime festività, ma, soprattutto augurando ad ognuno di voi di vedere realizzate in qualche misura le vostre legittime speranze ed ambizioni in ambito lavorativo e personale.

 Michele Lattanzio

giovedì 14 settembre 2017

stabilizzazione dei precari - rumors da Roma (cosa si dice a proposito di CCNL)



Il giorno 12 settembre l’Amministrazione ha convocato un tavolo informativo, più volte sollecitato dalla controparte sindacale, che aveva come ordine del giorno l’informazione sullo stato delle cose in tema di stabilizzazioni del personale con contratto a tempo determinato presente in Arpa.

Veniamo subito alla sostanza di quanto detto durante la seduta.

Sono stati comunicati i numeri di personale a tempo determinato attualmente impiegato in Agenzia, i quali risultano essere 26.

Al di là delle distinzioni tra le varie tipologie di precari, le ipotesi di stabilizzazione devono obbligatoriamente passare attraverso il varo da parte dell’Agenzia del piano triennale del fabbisogno di personale per il triennio 2018-2020 e della relativa verifica della copertura finanziaria.
In parole povere, e a titolo puramente esemplificativo, se la copertura fosse per uno non si possono assumere due persone.

Le premesse ed i distinguo sono doverosi, non per scoraggiare chi giustamente attende di vedere premiato l’impegno con lunghi anni di precariato, ma per inquadrare le cose in una cornice di realismo che vada  al di là delle belle speranze alimentate in tempi recenti da comunicazioni non troppo aderenti alla realtà (non da parte nostra).
Riteniamo che non si possa e non si debba indurre gli interessati a pensare che vi sia un “automatismo” che porti alla stabilizzazione sicura; il percorso è appena stato intrapreso e, come si diceva, è subordinato ad alcune verifiche e a scelte che dovrà fare l’Amministrazione sui percorsi da intraprendere per le assunzioni previste che comunque ritiene necessarie.

Veniamo all’analisi delle casistiche dei 26 che costituiscono il contingente di T.D.:

  1. 5 rientrano nella fattispecie prevista dal comma 1 dell’art. 20 (d.lgs 75/2017) e quindi relativamente più garantititi, poiché, in questi casi, l’Amministrazione potrebbe procedere direttamente all’assunzione senza ulteriori adempimenti;
  2. 10 rientrano tra coloro ricompresi nel comma 2, dello stesso articolo, e quindi assumibili mediante concorso riservato per non più del 50% dei posti messi a bando.
  3. Altri 11 invece non rientrano in nessuna delle due casistiche sopradescritte e quindi, allo stato attuale, sempre secondo il Decreto Madia, non avrebbero i requisiti per accedere alla riserva dei posti di un eventuale concorso pubblico, ma farebbero parte della platea di concorrenti “non riservati”.

Si ribadisce che le  condizioni che preludono a qualsiasi decisone sono in primis la sussistenza della copertura finanziaria che garantisca il finanziamento stabile di queste figure, assunte precedentemente tutte per specifici progetti, quindi con finanziamenti esterni limitati nel tempo, in secondo luogo va accertata la corrispondenza tra la ricognizione dei profili professionali previsti nel fabbisogno triennale, di cui sopra, e quelle delle figure in predicato di stabilizzazione, terzo, e non ultimo, influisce sulle scelte dell’Amministrazione quanto previsto dal decreto 75, comma 5 dell’art. 20 che condiziona le amministrazioni che scelgono la strada delle stabilizzazioni a non assumere nel frattempo nessuno lavoratore con forme di contratto flessibile fino a compimento delle procedure di stabilizzazione.

Inoltre, il Decreto Madia prevede, all’art 22, comma 15, una possibilità di valorizzazione delle risorse interne , mediante  procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale di ruolo.
Detta così sembrerebbe tutto facile, ma poiché noi non desideriamo alimentare facili illusioni in cambio di consenso, ci corre l’obbligo di essere assolutamente chiari nel dire che  il medesimo articolo spegne molte velleità, poiché prevede che in dette procedure la riserva dei posti è limitata al 20% di quelli previsti nei piani di fabbisogno come nuove assunzioni.


Sono tutte variabili che non posso essere ignorate.


Seguiremo con attenzione l’evolversi della normativa che prevede, peraltro, l’emanazione di linee guida che dovrebbe chiarire e precisare meglio tutto quanto fino qui decritto dal Decreto Madia.

Premettendo che la nostra componente considera il destino di tutti i lavoratori, tempi determinati e non (scusate se insistiamo su questo concetto, ma le accuse di corporativismo da parte di alcuni sono sempre dietro l’angolo) è doveroso informarvi del fatto che FSI-USAE, nel dibattito interno tra varie componenti sindacali che ha preceduto questo incontro, si è posta in una posizione distinta rispetto alla pura e semplice apertura di un percorso che porti alla definizione delle stabilizzazioni di questo personale.


Per ciò che ci riguarda abbiamo, in quest’occasione, ricevuto un esplicito riconoscimento positivo del fatto che le cose che andiamo dicendo da circa 10 anni in fatto di denuncia delle  politiche di mancata valorizzazione delle professionalità esistenti erano giuste. Le scelte di questi anni hanno stroncato per sempre ogni velleità (salvo novità in materia dal nuovo CCNL, attualmente in fase di discussione).

Qualcuno ci ha voluti additare come “distrattori” che guardano altrove per non affrontare il problema contingente, quello delle stabilizzazioni.
Semplicemente si è trattato di tentare di restituire dignità a tutti i lavoratori (di ogni livello e profilo) sacrificati a causa di scelte SBAGLIATE operate nella precedente fase di stabilizzazione del 2007 ed anche più indietro nel tempo, le cui responsabilità ricadono in primis sull’Amministrazione che sottoscrisse l’accordo in quel modo (che oggi per bocca del Direttore Amministrativo riconosce in qualche modo l’errore)  non dimentichi però di chi si trovava dall’altra parte del tavolo, questi ultimi parimenti responsabili.

Qualcuno, giustamente, eccepirà dicendo che quell’accordo venne sottoscritto anche da questa sigla, il ché è un dato inconfutabile che non si può negare; chi scrive però è arrivato dopo, a giochi fatti quando oramai non si poteva più incidere su scelte già concordate all’epoca tra Amministrazione e le rappresentanze sindacali di allora.
I  rappresentanti di FSI nel tempo sono cambiati, nelle altre sigle non tutti i protagonisti di quella stagione sono stati sostituiti, anzi, a volte tornano con altre sembianze…

È bene che si sappia. 

Vi terremo informati sugli sviluppi successivi.      


Rumors da Roma (cosa si dice a proposito di CCNL)

Dopo anni di blocco della contrattazione e dei salari di tutti i dipendenti pubblici, finalmente il giorno 12 Settembre 2017 si è tenuto il primo incontro tra l’Aran, il Comitato di Settore e le Organizzazioni Sindacali firmatarie del CCNL del Comparto della Sanità.
Durante l’incontro l’Aran ha illustrato sinteticamente i contenuti dell’Atto di Indirizzo della “Parte Pubblica”
Per concludere il contratto mancano ancora una parte rilevante di risorse economiche che il governo dovrà garantire nella prossima legge di Stabilità.
Le parti hanno deciso di proseguire il confronto suddividendo ed accorpando tutte le problematiche del Comparto della Sanità in 3 Incontri Tematici sui seguenti argomenti.

  • La classificazione del Personale, i nuovi incarichi che dovranno superare le attuali Posizioni Organizzative e le Funzioni di coordinamento, nonché l’introduzione di Nuove Aree funzionali.
  • Utilizzo ed eventuale modifica dell’attuale assetto dei Fondi del salario accessorio.
  • Orario di Lavoro.

Su questi Temi l’Aran si è impegnata a preparare delle proposte per semplificare il confronto ed entro i prossimi 10 giorni si terrà un successivo incontro sul primo Tema.

14 settembre 2017

Michele Lattanzio
Anna Maria Scibelli

martedì 28 marzo 2017

fondi-telelavoro-part/time-posizioni organizzative-UPG

Dopo un po’ di tempo riprendiamo il filo diretto con i nostri lettori.
In questo foglio vi renderemo conto, nel modo più sintetico possibile, della riunione tra OO. SS., RSU e Amministrazione svoltasi venerdì 17 marzo.
Inoltre vi riassumiamo la relazione presentata lunedì 20 marzo dal  Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, relativa al sondaggio dell’estate scorsa sullo stress lavoro-correlato.

La riunione di venerdì 17 era stata chiesta dalla RSU sul seguente ordine del giorno:
  1. costituzione provvisoria fondi economici  2017;
  2. telelavoro
  3. part-time
  4. criteri di selezione delle posizioni organizzative
  5. UPG



FONDI ECONOMICI E INCARICHI DI FUNZIONE

Come ricorderete la nostra componente, insieme alla maggioranza della RSU, ha contestato la prassi che l’Amministrazione ha adottato negli ultimi tempi prorogando gli incarichi di funzione, nominati a partire dal 1° gennaio 2014 con durata inizialmente prevista di 18 mesi.
Le PO sono state rinnovate continuamente, l’ultima volta senza scadenza, pur in  presenza di una organizzazione aziendale fortemente ridimensionata dalle continue revisioni organizzative che nell’ipotesi del nuovo regolamento di organizzazione, attualmente al vaglio della Regione, ci porterà a 10 strutture complesse delle 22 di cui era composta l’Agenzia.
Va da sé che anche il numero dei nuclei, dopo chiusure e accorpamenti, hanno subito una forte diminuzione.
Ciò nonostante  le 79 PO nominate rimangono stabili e inamovibili.

Abbiamo anche ricordato alla direzione che esiste una bozza di revisione dei criteri di individuazione delle PO, alla quale le OO.SS le RSU e l’Amministrazione avevano lavorato per molti mesi e che, se approvata avrebbe almeno teoricamente, limitato il potere discrezionale della dirigenza nella fase di selezione di queste figure. Tutto è rimasto lettera morta e l’impressione finale che abbiamo ricevuta è che su questo la nostra direzione preferisca fare orecchie da mercante.

Le uniche note di rilievo sono rappresentate dal fatto che il DG, infine, quasi costretto dall’incalzare dei vari interventi ci ha dispensati di una specie di contentino dicendo che avrebbe chiesta alla dirigenza di “sottolineare” la necessità di mantenere o meno tutte queste PO.

Per parte nostra abbiamo semplicemente richiamato un dato macroscopico che dà la misura dell’anacronismo in cui ci troviamo, oggi più che mai: nel 2006 la consistenza numerica del personale era di 1153 dipendenti (senza distinzione tra comparto e dirigenza) a fronte di 49 PO, oggi ci sono 139 unità in meno ma le PO sono 79 (e non scadono neppure!!!)

A questo dato c’è il contrappunto di una buona parte del personale in servizio che negli ultimi 10-12 anni è stato destinatario di una sola fascia economica.

Questi sono fatti oggettivi e non opinabili, tant’è che il Direttore Generale, a margine dell'incontro sul benessere e stress lavoro correlato (che più avanti commentiamo) ha genericamente riconosciuto che esistono responsabilità oggettive rispetto alle scarse o nulle opportunità di crescita offerte a molti lavoratori capaci che avrebbero potuto essere valorizzati molto meglio in un panorama, invece, contraddistinto da politiche miopi, quando non viziate da dinamiche clientelari. 

Un certo garantismo che serpeggia in certi ambienti mal si accompagna con le rivendicazioni di buona parte della rappresentanza sindacale oggi presente e appaiono palesemente corporativi, ovvero ad ostinata difesa di sacche di privilegio totalmente ingiustificate nel quadro generale fin qui descritto.    

Per onestà riconosciamo che anche il Direttore Amministrativo, in alcuni passaggi e risposte fornite durante la riunione del 17 marzo, ha riconosciuto che in passato certe scelte hanno pesantemente condizionato il destino delle giuste aspettative di tanti lavoratori.

Queste dichiarazioni, fatte oggi, che risultano molto consolatorie, non possono che produrre un amaro sapore di beffa; l’antico detto popolare che più o meno recita “le stalle vengono chiuse quando ormai tutte le vacche sono fuggite” è quanto mai calzante.  

Fondi e PO sono argomenti strettamente connessi, che non a caso trattiamo nel medesimo paragrafo.
Non è tollerabile né sul piano morale e tantomeno sul piano giuridico, alla luce della situazione organizzativa attuale, che vengano pagate determinate PO inutili (non tutte) con i fondi che sono di tutto il personale. 


FSI è entrata nel merito formulando una PROPOSTA alla luce, però, di considerazioni spiacevoli per alcuni quanto doveroso, per parte nostra, menzionarle.
Noi puntiamo a ripristinare un clima di serena soddisfazione del lavoro e dell’ambiente lavorativo, ed è per questo che abbiamo chiesto a chi di dovere, all’Amministrazione, di ricostituire quell’equilibrio perduto che, talvolta e questo è il caso, solo un’organizzazione paritetica e fondata sulla corretta applicazione della legalità contrattuale, può ritrovare. Siamo partiti da qui per menzionare il nostro CCNL e ricordare cosa è giusto e cosa no.
Ricordiamo che, dei 500.000 euro attualmente investiti per incarichi di funzione (PO e Coordinamenti) la metà (250.000 euro) sono presi dal comparto e, quindi, dalle tasche di tutti a favore di alcuni, togliendo spazio alla discussione sulle progressioni.
Ciò premesso, la nostra proposta sì sintetizza così: PO attivate secondo una logica paritetica e conforme al nostro CCNL ed in armonia con le reali esigenze organizzative dettate dall’ultima revisione organizzativa, con una valorizzazione dei compiti e delle responsabilità conformi alle declaratorie contrattuali.
Con i fondi risparmiati è possibile ipotizzare progressioni orizzontali per tutte le categorie (nella maggior parte dei casi l’ultima fascia è stata conferita con decorrenza 1° gennaio 2007)  e, compatibilmente con la normativa vigente*, progressioni verticali, in armonia con le esigenze dettate dal nuovo Regolamento di organizzazione, per tutte le categorie.
La nostra proposta non toglie in maniera tranciante ma, semplicemente, propone di restituire opportunità di crescita e di valorizzazione di tutte le professionalità presenti in Arpa, nessuna esclusa.
 *Art. 23 d.lgs 150/2009

PART-TIME

È stato chiesto di portare a compimento il percorso che si era concluso con una bozza uscita a marzo 2016, dopo una lunga serie di tavoli tecnici.
L’Amministrazione vorrebbe trasformare i contratti in essere secondo i criteri previsti dal nuovo regolamento. Noi sosteniamo, e su questo ci conforta la normativa che di seguito richiamiamo, che dovrà essere facoltà degli interessati se rinnovare o meno i contratti già in essere.
 
A margine riteniamo utile richiamare quanto previsto dalla legge 183/10:
 
"L'amministrazione pubblica non può modificare unilateralmente il rapporto di lavoro con il proprio dipendente, imponendo la

trasformazione del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno.

Non si ritiene che tale facoltà (revisione dei part time concessi prima della data di  entrata in vigore del Dl 112/08,convertito,

con modificazioni, dalla legge 133/08) possa essere prevista dal regolamento dell'ente che disciplina i rapporti di lavoro

a tempo parziale. A tale riguardo la Funzione pubblica, a suo tempo ha provveduto a dettare le norme applicative della legge 183/10,

con circolare n. 9 del 30 giugno 2011 della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento della Funzione Pubblica, in cui si 

ribadisce la legittimità dei provvedimenti di revisione ove effettuati entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della

legge 183/10; per cui, scaduti tali termini, l'amministrazione non può più modificare il regime di part time in essere senza l'assenso del

dipendente, non essendo sufficiente intervenire sulla materia in esame "in via amministrativa", ma necessitando di un nuovo provvedimento

legislativo al riguardo."

Inoltre Il recente Job Act ribadisce che:
 
“Il rifiuto del lavoratore di trasformare il proprio rapporto  di
lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, o  viceversa,  non
costituisce giustificato motivo di licenziamento. (art. 8, c.1 DECRETO LEGISLATIVO  15 giugno 2015, n. 81)” 


TELELAVORO

La Direzione informa che il nuovo Regolamento è in fase di realizzazione. In sintonia con la legge Madia la platea dei possibili fruitori si dovrebbe ampliare anche a lavoratori non ricompresi nelle casistiche del Regolamento pregresso. 
Per parte nostra abbiamo richiamato un principio che era già stato espresso in passato, ovvero che l’idoneità o meno ad ospitare postazioni di telelavoro a distanza (sede Arpa diversa da quella di appartenenza) sia certificata da soggetto terzo e imparziale (ad esempio l’Ufficio tecnico) e non il dirigente responsabile della sede in questione.

In conclusione di incontro il Direttore Generale, rispetto a questi due temi,  ha annunciato che ad aprile, dopo la verifica su alcuni dettagli, dovrebbe portare ad approvazione con appositi atti i due regolamenti.


UPG

Su richiesta della RSU (su particolare sollecitazione di un’altra sigla sindacale) è stato chiesto il rispetto dell’accordo in materia, stipulato nel 2005, in relazione al fatto che ci sarebbe del personale recentemente assegnato alle tutele che non risulta destinatario di qualifica di UPG.

Per parte nostra prendiamo atto della richiesta, ma non possiamo non  osservare che nel giro di 12 anni la situazione, sul piano normativo, ha subito ampie modifiche, che, lo diciamo sommessamente, superano la portata dell’accordo citato.

Osserviamo come le figure incaricate nelle tutele siano caratterizzate da ampia eterogeneità.
Noi, come FSI, su questo non ci sentiamo di dare ricette ma evidenziamo il problema, ovvero che ci sono tecnici delle prevenzione, figura professionale dotata di caratteristiche formative specifiche che per legge è destinata all’esercizio delle mansioni di ispezione e vigilanza.  

Vabbè che il pressapochismo nel nostro “belpaese” è fatto consolidato, ma, per fare un esempio che capiscono tutti, è come se in ospedale non essendoci infermieri professionali in numero sufficiente si coprissero le carenze d’organico in quel settore mettendo a fare gli infermieri i tecnici di laboratorio, i portinai o gli impiegati amministrativi (con il dovuto rispetto alle categorie qui menzionate).
Ci rendiamo conto che è un campo minato che mette in discussione molti interessi, ma basta fare qualche piccola ricerca in rete per scoprire che esistono recenti sentenze (per esempio il tribunale di Firenze) che sottolineano  “la peculiarità non discutibile del profilo professionale del Tecnico della Prevenzione, che opera presso le Agenzie di Protezione Ambientale con funzioni di vigilanza e controllo, del possesso della qualifica di Polizia Giudiziaria”.

Ai lettori lasciamo la libertà di fare ulteriori riflessioni sull’argomento.


PRESENTAZIONE DEGLI ESITI RELATIVI AL QUESTIONARIO ANAC (AUTORITÀ NAZIONALE ANTI CORRUZIONE) SULLA VALUTAZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO AZIENDALE
  
Come ricorderete tra giugno e luglio 2016 era stato somministrato al personale di Arpa Piemonte il questionario relativo alla valutazione del benessere organizzativo aziendale e  la valutazione dello stress lavoro correlato.

L’indagine è stata curata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino i cui esiti sono stati presentati lunedì 20 marzo 2017.

 La storia del cosiddetto stress lavoro-correlato è cominciata molti anni addietro quando la nostra componente sindacale segnalava, con precise comunicazioni all’Amministrazione, l’assenza del relativo documento di valutazione del rischio (DVR) nelle procedure delle Sicurezza (si veda a questo proposito il nostro post del 23 gennaio 2013 a titolo “Info FSI su Stress da lavoro correlato”   http://archiviosindacale.blogspot.it/2013/01/info-fsi-su-stress-da-lavoro-correlato.html e anche “Questionario sul benessere organizzativo: l'importanza di compilarlo” dell’8 giugno dello scorso anno http://archiviosindacale.blogspot.it/2016/06/questionario-sul-benessere.html

Sebbene l’indagine sul piano metodologico e statistico presenti limiti innegabili (ad esempio ridurre ad una semplice media aritmetica il dato su chi ritiene di essere stato mobilizzato o peggio molestato è una semplificazione che appiattisce e contrae artificiosamente i due fenomeni nella loro reale portata) ed a tratti ci è sembrato che si tendesse ad “addolcire” la realtà rappresentata con un ottimismo ingiustificato, ovvero vedendo il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto,  resta il fatto che questo lavoro ha il merito è di aver fatto emergere, direttamente dalle fonti, e quindi i lavoratori, senza nessuna mediazione, criticità importanti che anche noi, in qualche modo, abbiamo cercato di rappresentare negli ultimi anni.

È di particolare interesse la percezione della scarsa valorizzazione dei meriti a cui si lega indissolubilmente la relativa assenza di prospettive di carriera, a tutti i livelli, dal più basso al più alto, a meno che non si faccia parte di certi specifici entourage molto ben circoscritti.

Tutto questo emerge dalle elaborazioni dell’indagine, soprattutto leggendo le pagine 48, 50, 51, 52 e nei cosiddetti “campi aperti” da pag. 58 in poi.
(Con buona pace di chi sosteneva l’inutilità di aderire al questionario e quindi di sfruttare la possibilità di esprimere, in forma anonima, il proprio malessere). 

Le slide della relazione sono presenti sulla news intranet.
Vi invitiamo a visionare tutto il lavoro, che presenta spunti di sicuro intereresse.

DIMISSIONI RSU

Come qualcuno saprà, c’è stata recentemente una sostituzione in RSU a seguito delle dimissioni di un componente della UIL.
Come si riteneva fino a non molto tempo fa, questo ennesimo avvicendamento non provoca la decadenza automatica della RSU poiché la normativa precedente riguardo ad elezioni e composizione della RSU, su questo particolare punto,  (cosiddetto CCNQ) era stata rettificata in data 28 novembre 2014.

28 marzo 2017

a cura del Coordinamento FSI di Arpa Piemonte
(un particolare ringraziamento va a tutti colleghi che a vario titolo hanno partecipato alla stesura di questo foglio)






venerdì 3 febbraio 2017

SNPA e ARPA il Coordinamento Federale delle Regioni FSI-USAE entra nel merito delle problematiche.


Si è riunito oggi, presso la sede nazionale in Roma, il Coordinamento Federale delle Regioni FSI-USAE; nel corso dell’incontro è iniziata la discussione sulla necessità di una legge organica e sul rapporto fra la ricerca e la tutela della salute per gli IRCCS pubblici e privati anche in relazione al personale e ai relativi sistemi contrattuali adottati; è stata prevista una ricognizione su scala regionale per definire i diversi livelli di intervento.
I lavori del coordinamento sono poi proseguiti affrontando gli importantissimi temi relativi  al nuovo sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA) con contestuale esame degli attuali assetti regionali delle ARPA di tutta Italia.
Dall’approfondimento è emersa al necessità di porre in campo precise iniziative volte nel settore della sicurezza ambientale, a partire dall’impegno, su scala nazionale, per la valorizzazione della figura del Tecnico della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, professione sanitaria che ancora stenta a trovare la sua giusta dimensione, in particolare nell’ambito delle ARPA, agenzie in cui il ruolo del Tecnico della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, spesso, è esercitato abusivamente da altri dipendenti.
Il Coordinamento Federale delle Regioni FSI-USAE ha  individuato nella figura del segretario regionale del Piemonte, Salvatore ORIFICI, il proprio  Referente per la materia ed ha messo in calendario l’incontro di una propria delegazione con il Responsabile della Conferenza delle Regioni (l’Assessore alla Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna, Donatella SPANO) e al responsabile ISPRA.
Adamo Bonazzi, Segretario Generale della Federazione, che presiedeva i lavori concludendo i lavori si è dichiarato soddisfatto della giornata ed ha dichiarato:  “la giornata è stata estremamente concreta, costruttiva e produttiva. A fronte delle innumerevoli questioni aperte e dei provvedimenti fermi nelle aule parlamentari la classe politica si sta macerando sulla questione della data delle elezioni e sui vitalizi,  nel nostro sindacato si lavora per trovare soluzioni concrete. Stiamo vivendo un momento particolare per il nostro paese e ritengo importante che ci sia gente come noi che sente la responsabilità di dare un contributo fattivo per trovare soluzioni reali.”