martedì 28 marzo 2017

fondi-telelavoro-part/time-posizioni organizzative-UPG

Dopo un po’ di tempo riprendiamo il filo diretto con i nostri lettori.
In questo foglio vi renderemo conto, nel modo più sintetico possibile, della riunione tra OO. SS., RSU e Amministrazione svoltasi venerdì 17 marzo.
Inoltre vi riassumiamo la relazione presentata lunedì 20 marzo dal  Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, relativa al sondaggio dell’estate scorsa sullo stress lavoro-correlato.

La riunione di venerdì 17 era stata chiesta dalla RSU sul seguente ordine del giorno:
  1. costituzione provvisoria fondi economici  2017;
  2. telelavoro
  3. part-time
  4. criteri di selezione delle posizioni organizzative
  5. UPG



FONDI ECONOMICI E INCARICHI DI FUNZIONE

Come ricorderete la nostra componente, insieme alla maggioranza della RSU, ha contestato la prassi che l’Amministrazione ha adottato negli ultimi tempi prorogando gli incarichi di funzione, nominati a partire dal 1° gennaio 2014 con durata inizialmente prevista di 18 mesi.
Le PO sono state rinnovate continuamente, l’ultima volta senza scadenza, pur in  presenza di una organizzazione aziendale fortemente ridimensionata dalle continue revisioni organizzative che nell’ipotesi del nuovo regolamento di organizzazione, attualmente al vaglio della Regione, ci porterà a 10 strutture complesse delle 22 di cui era composta l’Agenzia.
Va da sé che anche il numero dei nuclei, dopo chiusure e accorpamenti, hanno subito una forte diminuzione.
Ciò nonostante  le 79 PO nominate rimangono stabili e inamovibili.

Abbiamo anche ricordato alla direzione che esiste una bozza di revisione dei criteri di individuazione delle PO, alla quale le OO.SS le RSU e l’Amministrazione avevano lavorato per molti mesi e che, se approvata avrebbe almeno teoricamente, limitato il potere discrezionale della dirigenza nella fase di selezione di queste figure. Tutto è rimasto lettera morta e l’impressione finale che abbiamo ricevuta è che su questo la nostra direzione preferisca fare orecchie da mercante.

Le uniche note di rilievo sono rappresentate dal fatto che il DG, infine, quasi costretto dall’incalzare dei vari interventi ci ha dispensati di una specie di contentino dicendo che avrebbe chiesta alla dirigenza di “sottolineare” la necessità di mantenere o meno tutte queste PO.

Per parte nostra abbiamo semplicemente richiamato un dato macroscopico che dà la misura dell’anacronismo in cui ci troviamo, oggi più che mai: nel 2006 la consistenza numerica del personale era di 1153 dipendenti (senza distinzione tra comparto e dirigenza) a fronte di 49 PO, oggi ci sono 139 unità in meno ma le PO sono 79 (e non scadono neppure!!!)

A questo dato c’è il contrappunto di una buona parte del personale in servizio che negli ultimi 10-12 anni è stato destinatario di una sola fascia economica.

Questi sono fatti oggettivi e non opinabili, tant’è che il Direttore Generale, a margine dell'incontro sul benessere e stress lavoro correlato (che più avanti commentiamo) ha genericamente riconosciuto che esistono responsabilità oggettive rispetto alle scarse o nulle opportunità di crescita offerte a molti lavoratori capaci che avrebbero potuto essere valorizzati molto meglio in un panorama, invece, contraddistinto da politiche miopi, quando non viziate da dinamiche clientelari. 

Un certo garantismo che serpeggia in certi ambienti mal si accompagna con le rivendicazioni di buona parte della rappresentanza sindacale oggi presente e appaiono palesemente corporativi, ovvero ad ostinata difesa di sacche di privilegio totalmente ingiustificate nel quadro generale fin qui descritto.    

Per onestà riconosciamo che anche il Direttore Amministrativo, in alcuni passaggi e risposte fornite durante la riunione del 17 marzo, ha riconosciuto che in passato certe scelte hanno pesantemente condizionato il destino delle giuste aspettative di tanti lavoratori.

Queste dichiarazioni, fatte oggi, che risultano molto consolatorie, non possono che produrre un amaro sapore di beffa; l’antico detto popolare che più o meno recita “le stalle vengono chiuse quando ormai tutte le vacche sono fuggite” è quanto mai calzante.  

Fondi e PO sono argomenti strettamente connessi, che non a caso trattiamo nel medesimo paragrafo.
Non è tollerabile né sul piano morale e tantomeno sul piano giuridico, alla luce della situazione organizzativa attuale, che vengano pagate determinate PO inutili (non tutte) con i fondi che sono di tutto il personale. 


FSI è entrata nel merito formulando una PROPOSTA alla luce, però, di considerazioni spiacevoli per alcuni quanto doveroso, per parte nostra, menzionarle.
Noi puntiamo a ripristinare un clima di serena soddisfazione del lavoro e dell’ambiente lavorativo, ed è per questo che abbiamo chiesto a chi di dovere, all’Amministrazione, di ricostituire quell’equilibrio perduto che, talvolta e questo è il caso, solo un’organizzazione paritetica e fondata sulla corretta applicazione della legalità contrattuale, può ritrovare. Siamo partiti da qui per menzionare il nostro CCNL e ricordare cosa è giusto e cosa no.
Ricordiamo che, dei 500.000 euro attualmente investiti per incarichi di funzione (PO e Coordinamenti) la metà (250.000 euro) sono presi dal comparto e, quindi, dalle tasche di tutti a favore di alcuni, togliendo spazio alla discussione sulle progressioni.
Ciò premesso, la nostra proposta sì sintetizza così: PO attivate secondo una logica paritetica e conforme al nostro CCNL ed in armonia con le reali esigenze organizzative dettate dall’ultima revisione organizzativa, con una valorizzazione dei compiti e delle responsabilità conformi alle declaratorie contrattuali.
Con i fondi risparmiati è possibile ipotizzare progressioni orizzontali per tutte le categorie (nella maggior parte dei casi l’ultima fascia è stata conferita con decorrenza 1° gennaio 2007)  e, compatibilmente con la normativa vigente*, progressioni verticali, in armonia con le esigenze dettate dal nuovo Regolamento di organizzazione, per tutte le categorie.
La nostra proposta non toglie in maniera tranciante ma, semplicemente, propone di restituire opportunità di crescita e di valorizzazione di tutte le professionalità presenti in Arpa, nessuna esclusa.
 *Art. 23 d.lgs 150/2009

PART-TIME

È stato chiesto di portare a compimento il percorso che si era concluso con una bozza uscita a marzo 2016, dopo una lunga serie di tavoli tecnici.
L’Amministrazione vorrebbe trasformare i contratti in essere secondo i criteri previsti dal nuovo regolamento. Noi sosteniamo, e su questo ci conforta la normativa che di seguito richiamiamo, che dovrà essere facoltà degli interessati se rinnovare o meno i contratti già in essere.
 
A margine riteniamo utile richiamare quanto previsto dalla legge 183/10:
 
"L'amministrazione pubblica non può modificare unilateralmente il rapporto di lavoro con il proprio dipendente, imponendo la

trasformazione del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno.

Non si ritiene che tale facoltà (revisione dei part time concessi prima della data di  entrata in vigore del Dl 112/08,convertito,

con modificazioni, dalla legge 133/08) possa essere prevista dal regolamento dell'ente che disciplina i rapporti di lavoro

a tempo parziale. A tale riguardo la Funzione pubblica, a suo tempo ha provveduto a dettare le norme applicative della legge 183/10,

con circolare n. 9 del 30 giugno 2011 della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento della Funzione Pubblica, in cui si 

ribadisce la legittimità dei provvedimenti di revisione ove effettuati entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della

legge 183/10; per cui, scaduti tali termini, l'amministrazione non può più modificare il regime di part time in essere senza l'assenso del

dipendente, non essendo sufficiente intervenire sulla materia in esame "in via amministrativa", ma necessitando di un nuovo provvedimento

legislativo al riguardo."

Inoltre Il recente Job Act ribadisce che:
 
“Il rifiuto del lavoratore di trasformare il proprio rapporto  di
lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, o  viceversa,  non
costituisce giustificato motivo di licenziamento. (art. 8, c.1 DECRETO LEGISLATIVO  15 giugno 2015, n. 81)” 


TELELAVORO

La Direzione informa che il nuovo Regolamento è in fase di realizzazione. In sintonia con la legge Madia la platea dei possibili fruitori si dovrebbe ampliare anche a lavoratori non ricompresi nelle casistiche del Regolamento pregresso. 
Per parte nostra abbiamo richiamato un principio che era già stato espresso in passato, ovvero che l’idoneità o meno ad ospitare postazioni di telelavoro a distanza (sede Arpa diversa da quella di appartenenza) sia certificata da soggetto terzo e imparziale (ad esempio l’Ufficio tecnico) e non il dirigente responsabile della sede in questione.

In conclusione di incontro il Direttore Generale, rispetto a questi due temi,  ha annunciato che ad aprile, dopo la verifica su alcuni dettagli, dovrebbe portare ad approvazione con appositi atti i due regolamenti.


UPG

Su richiesta della RSU (su particolare sollecitazione di un’altra sigla sindacale) è stato chiesto il rispetto dell’accordo in materia, stipulato nel 2005, in relazione al fatto che ci sarebbe del personale recentemente assegnato alle tutele che non risulta destinatario di qualifica di UPG.

Per parte nostra prendiamo atto della richiesta, ma non possiamo non  osservare che nel giro di 12 anni la situazione, sul piano normativo, ha subito ampie modifiche, che, lo diciamo sommessamente, superano la portata dell’accordo citato.

Osserviamo come le figure incaricate nelle tutele siano caratterizzate da ampia eterogeneità.
Noi, come FSI, su questo non ci sentiamo di dare ricette ma evidenziamo il problema, ovvero che ci sono tecnici delle prevenzione, figura professionale dotata di caratteristiche formative specifiche che per legge è destinata all’esercizio delle mansioni di ispezione e vigilanza.  

Vabbè che il pressapochismo nel nostro “belpaese” è fatto consolidato, ma, per fare un esempio che capiscono tutti, è come se in ospedale non essendoci infermieri professionali in numero sufficiente si coprissero le carenze d’organico in quel settore mettendo a fare gli infermieri i tecnici di laboratorio, i portinai o gli impiegati amministrativi (con il dovuto rispetto alle categorie qui menzionate).
Ci rendiamo conto che è un campo minato che mette in discussione molti interessi, ma basta fare qualche piccola ricerca in rete per scoprire che esistono recenti sentenze (per esempio il tribunale di Firenze) che sottolineano  “la peculiarità non discutibile del profilo professionale del Tecnico della Prevenzione, che opera presso le Agenzie di Protezione Ambientale con funzioni di vigilanza e controllo, del possesso della qualifica di Polizia Giudiziaria”.

Ai lettori lasciamo la libertà di fare ulteriori riflessioni sull’argomento.


PRESENTAZIONE DEGLI ESITI RELATIVI AL QUESTIONARIO ANAC (AUTORITÀ NAZIONALE ANTI CORRUZIONE) SULLA VALUTAZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO AZIENDALE
  
Come ricorderete tra giugno e luglio 2016 era stato somministrato al personale di Arpa Piemonte il questionario relativo alla valutazione del benessere organizzativo aziendale e  la valutazione dello stress lavoro correlato.

L’indagine è stata curata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino i cui esiti sono stati presentati lunedì 20 marzo 2017.

 La storia del cosiddetto stress lavoro-correlato è cominciata molti anni addietro quando la nostra componente sindacale segnalava, con precise comunicazioni all’Amministrazione, l’assenza del relativo documento di valutazione del rischio (DVR) nelle procedure delle Sicurezza (si veda a questo proposito il nostro post del 23 gennaio 2013 a titolo “Info FSI su Stress da lavoro correlato”   http://archiviosindacale.blogspot.it/2013/01/info-fsi-su-stress-da-lavoro-correlato.html e anche “Questionario sul benessere organizzativo: l'importanza di compilarlo” dell’8 giugno dello scorso anno http://archiviosindacale.blogspot.it/2016/06/questionario-sul-benessere.html

Sebbene l’indagine sul piano metodologico e statistico presenti limiti innegabili (ad esempio ridurre ad una semplice media aritmetica il dato su chi ritiene di essere stato mobilizzato o peggio molestato è una semplificazione che appiattisce e contrae artificiosamente i due fenomeni nella loro reale portata) ed a tratti ci è sembrato che si tendesse ad “addolcire” la realtà rappresentata con un ottimismo ingiustificato, ovvero vedendo il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto,  resta il fatto che questo lavoro ha il merito è di aver fatto emergere, direttamente dalle fonti, e quindi i lavoratori, senza nessuna mediazione, criticità importanti che anche noi, in qualche modo, abbiamo cercato di rappresentare negli ultimi anni.

È di particolare interesse la percezione della scarsa valorizzazione dei meriti a cui si lega indissolubilmente la relativa assenza di prospettive di carriera, a tutti i livelli, dal più basso al più alto, a meno che non si faccia parte di certi specifici entourage molto ben circoscritti.

Tutto questo emerge dalle elaborazioni dell’indagine, soprattutto leggendo le pagine 48, 50, 51, 52 e nei cosiddetti “campi aperti” da pag. 58 in poi.
(Con buona pace di chi sosteneva l’inutilità di aderire al questionario e quindi di sfruttare la possibilità di esprimere, in forma anonima, il proprio malessere). 

Le slide della relazione sono presenti sulla news intranet.
Vi invitiamo a visionare tutto il lavoro, che presenta spunti di sicuro intereresse.

DIMISSIONI RSU

Come qualcuno saprà, c’è stata recentemente una sostituzione in RSU a seguito delle dimissioni di un componente della UIL.
Come si riteneva fino a non molto tempo fa, questo ennesimo avvicendamento non provoca la decadenza automatica della RSU poiché la normativa precedente riguardo ad elezioni e composizione della RSU, su questo particolare punto,  (cosiddetto CCNQ) era stata rettificata in data 28 novembre 2014.

28 marzo 2017

a cura del Coordinamento FSI di Arpa Piemonte
(un particolare ringraziamento va a tutti colleghi che a vario titolo hanno partecipato alla stesura di questo foglio)