mercoledì 30 dicembre 2015

Accordo sulla ripartizione dei residui 2010-2014





In data 30.12.2015 è stato siglato l’accordo tra Amministrazione e O.O.S.S: sulla distribuzione dei residui relativi al periodo 2010-2014 a valle dei due tavoli tecnici tenutisi nel mese di dicembre.

L’accordo prevede che i residui in oggetto vengano di fatto gestiti come incremento della produttività 2015 e quindi legati alla valutazione di quest’anno. L’amministrazione ha fin dall’inizio deciso questa impostazione che però ha generato perplessità nei componenti FSI, FIALS e nel rappresentante USB di RSU, come sarà spiegato più avanti.


Contenuti dell’accordo

La platea di interessati è il personale in servizio (a tempo determinato o indeterminato) nell’anno 2015 (ad esclusione del personale in comando presso altri enti e del personale non in servizio e non soggetto a valutazione in virtù dell’applicazione della l.r. n. 22/2009).

L’erogazione avverrà in due fasi

-        il 70% dei residui (470.000 euro circa) verrà erogato entro il mese di febbraio in proporzione alla quota di produttività spettante a ciascuna categoria;
-        il 30% (pari a  201.000 euro) verrà erogato nel mese di giugno in quote uguali pro capite, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, ed in conformità ai criteri aziendali vigenti per l’erogazione della produttività

Inoltre nel mese di novembre eventuali residui del fondo 2015 saranno distribuiti in quote procapite uguali. Questa modalità di erogazione dei residui accertati dell’anno precedente costituirà la regola concordata dalle parti per evitare la formazione dei residui.

Posizione del FSI

Gli aspetti positivi dell’accordo sono lo sblocco di risorse finanziarie in un quadro congiunturale noto a tutti. E’ positivo anche il superamento del vecchio sistema con la previsione di erogare eventuali residui del fondo produttività nel mese di novembre dell’anno seguente.

In sede di trattativa FSI ha però fatto notare come il criterio che definisce la platea dei beneficiari è piuttosto iniquo rispetto a quanto già adottato in passato (accordo 2013) perché non tiene in considerazione della effettiva presenza in servizio nel periodo di maturazione dei fondi. Da questo punto di vista, nonostante l’importanza di sbloccare risorse economiche significative, l’accordo è per noi incompleto e foriero di situazioni distorsive tra lavoratori che in tempi diversi hanno dato un contributo lavorativo differente. Questo potenziale distorsivo poteva essere limitato prevedendo la presenza in servizio con in aggiunta il criterio della proporzionalità calcolato sulle presenze effettive anno per anno.

Questa criticità con varie sfumature è stata ribadita anche dalle altre sigle autonome. Per esigenze di contabilità l’accordo doveva essere chiuso entro il 2015 per cui FSI ha siglato l’accordo con una nota a verbale firmata da FSI e FIALS che trovate qua sotto.




Nota a verbale di FIALS e FSI


Si ritiene iniqua la destinazione degli avanzi 2010-2014 aventi come unico criterio la presenza in servizio nel 2015, senza alcuna considerazione della presenza in servizio negli anni in cui si sono costituiti i suddetti avanzi.
La distribuzione a pioggia che prescinde dall’anzianità è a nostro avviso ingiusta e lesiva di chi ha contribuito con il proprio lavoro a costituire fondi di cui oggi tutti, indistintamente, usufruiscono rappresentando un pericoloso precedente per futuri accordi.
Tanto meno si condividono le ragioni di quelle organizzazioni sindacali che hanno sostenuto tale posizione a tutela dei neo-assunti 2015.


      Per la FIALS                                                        per FSI

   Federica Aglietta                                               Michele Lattanzio

mercoledì 23 dicembre 2015

incontro del 21 dicembre 2015 sulla distribuzione fondi



Informativa congiunta FIALS - FSI

 


Lunedì 21 si è svolto il tavolo tecnico per la definizione dei criteri distributivi dei fondi economici risultanti dall’avanzo 2010-2014.
Riprendiamo direttamente dal verbale della riunione la calendarizzazione della distribuzione dei fondi.
“Il 70% dei residui (circa 490.000 euro) e cioè la quota del fondo produttività che verrebbe corrisposta comunque, qualsiasi sia la valutazione del lavoratore, verrà erogato entro il prossimo febbraio, ripartito in funzione di categoria di appartenenza e presenza in servizio durante l'anno 2015.
Il restante 30% (circa 210.000 euro) verrà corrisposto insieme al saldo produttività 2015, il prossimo mese di maggio. Questa quota verrà ripartita in parti uguali, e cioè senza commisurarla alla categoria di appartenenza.
Per le annualità dal 2015 in poi, salvo diverso e successivo accordo, gli avanzi del fondo produttività verranno erogati nel mese di novembre dell'anno successivo alla chiusura della contabilità (e cioè, per il 2015, nel novembre 2016), ripartiti in parti uguali in funzione della valutazione dell'anno a cui si riferiscono.”
FIALS e FSI però hanno già manifestato, in primo luogo, il fatto che l’Amministrazione pretende di ribaltare tout-court quelle somme sugli incentivi 2015 senza che venga applicata proporzionalità all’effettiva presenza in servizio nel quinquennio in questione. Per intenderci: se un collega in quegli anni era assente, a qualsiasi titolo, percepirebbe in toto la quota parte incentivi grazie all’unico requisito richiesto che è essere presenti e in ruolo nel 2015.
Ricordiamo che nell’accordo siglato il 16 luglio 2013 la formula utilizzata per la distribuzione dei fondi era: ”in misura pari alla quota annua di incentivazione a saldo della produttività individuale astrattamente prevista per la categoria di appartenenza…e proporzionale all’effettiva presenza in servizio nel periodo 2002-2009…”.
A casa nostra questo si chiama due pesi e due misure e rappresenta un pericoloso precedente per future e più eque redistribuzioni economiche.
FIALS e FSI a queste condizioni, pur condividendo i criteri generali di corresponsione, mettono una seria ipoteca sulla possibilità di  firmare questo accordo.
Noi chiederemo il ripristino di questa misura di buon senso.
Ciò che gli altri sindacati omettono……..
Nell’enfasi trionfalistica dell’accordo raggiunto, gli altri sindacati si guardano bene dal dire che i percettori del cosiddetto “Bonus Renzi”, con un imponibile superiore a  23.300 verranno progressivamente penalizzati fino addirittura al paradosso che potrebbero trovarsi nella condizione di un conguaglio negativo, quindi di debito nei confronti dello Stato.
Tutto questo avviene in virtù del fatto che gli incentivi sono tassati contribuendo quindi ad aumentare la retribuzione lorda in base alla quale si corrisponde il “Bonus”.
La responsabilità di questa situazione (anche se parzialmente, visto che il Bonus Renzi è stato introdotto nel 2014) è da ascriversi all’Amministrazione che ha trascinato fino alla fine del 2015 la trattativa su questi residui. Per i percettori di questo bonus quindi, di fatto, nella migliore delle ipotesi, non ci saranno benefici.
È nostra intenzione verificare forme di tutela nei confronti di questi lavoratori, che già svantaggiati tanto da godere del bonus, non si vedano penalizzati da una manovra spacciata per difensiva delle classi più deboli, ma in realtà iniqua e potenzialmente dannosa.



Per il Coordinamento                                                            Per il Coordinamento 
aziendale di FIALS                                                                Aziendale di FSI
                    

Federica Aglietta                                                                     Michele Lattanzio

martedì 15 dicembre 2015

LETTERA APERTA ALLA RSU DAI RAPPRESENTANTI FSI



Venerdì 11 dicembre si è svolta la prima riunione di RSU a composizione ridotta dopo le 7 defezioni (8 con le recenti dimissioni della subentrante a Roberto Riggio) dei rappresentanti CGIL registrate da giugno fino ad oggi.

Il 1° ottobre la componente FSI aziendale era uscita con una nota con la quale dichiarava la propria disponibilità a far proseguire, responsabilmente, l’esperienza di questa RSU nata da pochi mesi, allo scopo di evitare che tutto il lavoro delle elezioni venisse vanificato in un arco di tempo così breve; tutto ciò pur comprendendo le motivazioni che avevano portato una vasta area della CGIL ad operare quella scelta così radicale.

Fatta questa premessa, dobbiamo dire che se il metodo di lavoro di questa RSU ridimensionata è quello che abbiamo osservato in questa prima riunione noi non ci stiamo, e diciamo subito perché.

In una riunione durata più di tre ore e mezza, dove si sarebbe dovuto discutere di temi di fondamentale importanza per i lavoratori, quali i criteri di distribuzione dei residui fondi economici,  le problematiche legate al telelavoro e la possibile evoluzione dei buoni pasto (ticket), abbiamo trascorso ben due ore e mezza a discutere sui criteri di  partecipazione ai tavoli di trattativa dei componenti RSU appartenenti alle organizzazioni sindacali cosiddette “non maggiormente rappresentative” poiché non firmatarie di contratto al livello nazionale.

Nei rimanenti tre quarti d’ora abbiamo liquidato le materie di cui in premessa (senza peraltro decidere nulla di concreto) con buona parte dei partecipanti alla riunione che nel frattempo si erano dileguati “poiché si era fatto tardi ed avevano altri impegni”; da notare che erano i medesimi componenti (riapparsi miracolosamente venerdì dopo mesi e mesi di sistematica diserzione) che avevano trascorso le due ore e mezzo precedenti cavillando e discettando al solo scopo di imporre una sorta di regolamento di conti nei confronti dell’unico componente RSU oggetto della discussione.

L’unico concetto, infatti, espresso chiaramente e ribadito più volte nel corso della riunione è stato quello secondo cui “l’aria è cambiata e l’asse della RSU si è spostato”.

Se queste sono le premesse ed il metodo questa RSU, per quel che riguarda FSI, può morire anche subito.

Non siamo interessati a portare acqua a chi persegue obbiettivi che non sono il funzionamento della RSU come organo unitario e collegiale.

FSI può fare a meno di tutto e seguire la propria strada.

Quindi constatate le vere finalità di alcuni componenti di questa RSU, lo diciamo chiaro ai lavoratori, noi di FSI stiamo valutando  scelte che avremmo voluto evitare.

Viviamo momenti di grandi problematiche scaturite dalla riorganizzazione, tutt’ora “in divenire” del nostro Ente; ci sono i temi ai quali abbiamo accennato che richiedono massima concentrazione e dedizione.
Preferiamo farlo da soli senza perdere altro tempo.

Gli altri, se ci riescono, continuino pure a discutere per ore se e come ammettere alla rappresentanza in nome della RSU un componente nei confronti del quale noi non avevamo alcuna preclusione e per il quale potevamo continuare ad applicare le regole che la RSU si era data da almeno 8 anni a questa parte.

 
Nico De Leonardis
Michele Lattanzio
Carlo Maggiore
Anna Maria Scibelli

giovedì 10 dicembre 2015

Il clima impazzito


Alla Conferenza sul clima  di Parigi che si tiene in questi giorni si cerca un accordo quasi disperato per contenere i cambiamenti climatici. È un sovrapporsi di tavoli bilaterali, di alleanze, di accordi ripescati tra paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Si gioca il futuro dei nostri nipoti ma sul nostro sito istituzionale nessun cenno se non un link ad un'altra agenzia regionale. Basso profilo, noncuranza, sciatteria? Vi mettiamo in fondo alcune risorse per seguire in diretta le ultime ore di Parigi. In compenso non si respira una buona aria in Piemonte e i nostri dirigenti sui media ripetono la solita ricetta da anni che ormai conoscono anche i bambini e i pediatri. Quello che colpisce è l'incoerenza tra quanto predicato e quanto fatto in luminosi anni di carriera. I risultati sono davanti a tutti noi.
I tavoli tecnici cui ha partecipato FSI in questi giorni sono di un altro livello ma in un certo senso si possono assimilare.

Telelavoro, potenziale soluzione per ridurre spostamenti inutili e CO2.

I nostri dirigenti non sono nativi digitali, comprendiamo certi limiti, basterebbe che si consultassero con figli e nipoti avvezzi all'uso di qualsiasi metodica di lavoro remoto. Le loro lacune peggiori però sono riconducibili alla scarsa conoscenza del diritto e dell'italiano. Il ché è molto peggio!
Ieri è stata convocata la Commissione sul telelavoro e abbiamo scoperto l'ultimo stadio dell'evoluzione del dirigente Arpa: homo stultus. Come altrimenti definire coloro che scrivono nelle motivazioni di due righe (alla faccia del parere motivato!) che una mansione non è "remotabile" salvo poi essere smentiti dopo pochi mesi dal dirigente subentrante?

O peggio, come si è osato in due righe bocciare una richiesta, motivandola ugualmente poco, ma contravvenendo al regolamento (art. 8) che chiede di dare informazione alla Commissione e preparare un progetto alternativo per il lavoratore?

Da questo punto di vista il clima è impazzito anche da noi, con particolare evidenza a Cuneo dove gli atti arroganti sono la norma. Ci batteremo per la riapertura dei bandi per i diritti dei lavoratori e per evitare magre figure ai dirigenti interessati.

Sempre a Cuneo assistiamo al fenomeno della decuplicazione delle telecamere interne di videosorveglianza (sarà sempre colpa del clima questa volta interno?) che ammontano a ben 21 (più 15 esterne) posizionate in tutti i corridoi della sede con un monitoraggio integrale dei movimenti dei dipendenti, che rischiano di vedersi redarguiti per tutte le volte che si recano in bagno nel caso la frequenza risultasse eccessiva agli standard fissati dall’Autorità Superiore….se Orwell scrivesse oggi il suo celebre “1984” verrebbe sopravanzato nelle sua fantasia dalla realtà che si riscontra nella sede di Cuneo!

Battute a parte, il numero e la posizione di questi strumenti è oggetto di approfondimento circa eventuali violazioni rispetto alle più recenti disposizioni del Garante per la protezione dei dati personali, non solo in virtù del posizionamento ma anche in materia di utilizzo e trattamento del materiale video raccolto.

Tra il numero di telecamere installate a Cuneo e quello delle altre sedi c’è una sproporzione macroscopica della quale qualcuno prima o poi dovrà rendere conto:

Cuneo 36
Alessandria 7
Omegna 9
Novara 0
Torino 2 (disattivate)
(fonte Dipartimento Affari Amministrativi e Personale) 

 Fondi residui.

Nella medesima giornata si è svolto il primo incontro con la direzione, ma la discussione si è fermata sul metodo di calcolo dei fondi.
Dibattito non molto distante, passateci la metafora, su quanto è cambiato il clima del nostro pianeta.

Leggendo capirete perché: insieme ad altre sigle abbiamo constatato che in altre aziende sanitarie non si applica sui fondi che fanno capo a voci stipendiali “fisse e ricorrenti” (per intenderci le fasce economiche) la riduzione del 4,8% previsto dal D.L. 78/2010. Questa scoperta, dimostrata da altre sigle, ha bloccato la discussione sulla modalità di distribuzione dei residui. In sintesi il rischio è che per effetto delle dinamiche di contrazione del finanziamento, nel tempo, si possa perdere la copertura finanziaria per il pagamento delle fasce economiche.

Dopo lunga discussione si è giunti alla conclusione che è necessario un approfondimento (anche da parte nostra) per rivedere i criteri fin qui applicati, almeno per quanto riguarda i fondi 2014.
Il tavolo si riconvocherà la settimana prossima.

Per chi volesse seguire le ultime ore della 

Conferenza di Parigi suggeriamo alcuni link


Italian Climate Network http://www.italiaclima.org

mercoledì 2 dicembre 2015

Senza parole

Un dirigente scrive ad un nostro delegato:

E' vero che per coerenza con quanto affermato in passato e per aiutare ARPA in questo difficile momento avete rifiutato i 600000 Euro di incentivi che la Direzione voleva distribuire al comparto girandoli al bilancio di ARPA?Se è così, ci avete davvero dato una grande lezione di moralità!!Come va?Ciao.

La lettura ci ha lasciato un po' interdetti ma alla fine abbiamo deciso di rispondere.
Riassumiamo il contesto per chi non ce l'avesse presente.

Il fondo produttività dei dirigenti ha un avanzo di circa un milione di euro. I sindacati della dirigenza non trovano un accordo da tempo per come dividersi questo budget tra i circa 80 dirigenti. Questo avanzo è stato reso più o meno pubblico in concomitanza con il taglio dei trasferimenti regionali di circa 3.000.000 di euro e con la richiesta ad Arpa di accelerare la riorganizzazione delle proprie strutture.

Nell'anno in corso i dipendenti del comparto hanno raccolto centinaia di firme per chiedere un passo indietro su quella che si stava definendo una vera e propria "spartizione" ovviamente priva di criteri meritocratici. Nella famosa lettera si chiedeva tra le altre cose di devolvere volontariamente la propria quota all'ente per finalità istituzionali.

Secondo alcune interpretazioni le dimissioni di massa di alcuni delegati RSU del comparto sono frutto di questo contrasto interno tra rappresentanti della dirigenza e del comparto.

Per fortuna (e scelta) FSI non rappresenta la dirigenza

Anche il fondo della produttività del comparto ha un avanzo di 600.000 (e ovviamente la platea di interessati è 12 volte più numerosa). Qualcuno ora con la email che citiamo sopra vuole insinuare che quando sono in gioco i propri soldi si mettono da parte alcuni principi.

Pubblichiamo la nostra risposta:

Caro Dirigente, 
la ringraziamo ancora una volta per darci una dimostrazione di quanto sia prezioso il contributo della sua persona (e di molti suoi pari) in questo ente. 
Siccome l'argomento è evidentemente di suo interesse, le ricordiamo che per un dipendente del comparto si stima un importo una tantum pari a qualche centinaia di euro. Forse l'equivalente che lei matura in pochi giorni lavorativi.
Ciò nonostante saremmo felici di rinunciare a questa cifra, per voi simbolica, ma per molti dei nostri colleghi necessaria per la quadratura di bilanci familiari sempre più esigui.
 
Ci rinunceremmo volentieri per non vedere come la nostra classe dirigente (per una volta non puntiamo il dito fuori di qui sui politici o sulle caste) sperpera un capitale enorme: il merito, le competenze professionali, la dignità che è presente in molti dei nostri colleghi e sicuramente anche tra i suoi collaboratori. 
Purtroppo abbiamo perso le speranze nel vedere serie riforme del lavoro pubblico con piccoli segnali tangibili come, per esempio, l'effettivo licenziamento di dirigenti incapaci o comunque il taglio del loro salario accessorio quando si è certi della loro improduttività.
Siamo certi però delle leggi della natura, per cui aspettiamo che inevitabilmente personaggi che hanno dato una nota di folklore al nostro ente prima o poi vadano in pensione, augurandoci che vengano sostituiti da altri dirigenti magari ugualmente incapaci, ma che almeno abbiano il buon senso di fare una divisione ed una moltiplicazione. E poi, magari, stare umilmente zitti pensando a quanto sono fortunati.
Coordinamento FSI di Arpa Piemonte

martedì 27 ottobre 2015

comunicato stampa FSI



Buongiorno a tutti, inoltriamo un interessante comunicato stampa del Segretario Generale di FSI (accessibile dal link in calce) sulla manovra economica in fase di attuazione e sui riflessi pesantissimi che questa getta sul Servizio sanitario e sul fatto che le scelte fiscali del Governo verranno pagate dai dipendenti del Comparto della Pubblica Amministrazione, sia in termini economici che come cittadini fruitori di servizi.
L'opera di sistematica denigrazione dei lavoratori pubblici, attuata in questi ultimi tempi a mezzo stampa è frutto di un disegno ben preciso che porta l'opinione pubblica ad operare la facile equazione "dipendente pubblico=nullafacente parassita" con la logica conseguenza di fornire una sostanziale giustificazione al progressivo  e generale smantellamento del servizio pubblico, favorendo in questo modo appetiti di gruppi di potere che, scendendo nello specifico, da un lato vogliono accedere al ricco mercato delle prestazioni sanitarie e dall'altro puntano a precarizzare al massimo il lavoro dipendente anche nella P.A., in analogia a quanto avviene nel settore privato. 

Sia chiaro che non difendiamo i corrotti e i dipendenti in malafede; fenomeni che certamente esistono, anche in virtù del fatto che a qualcuno ha fatto comodo fino ad ora non assumersi le proprie responsabilità.

Sappiamo tutti di cosa stiamo parlando. 

L'altra faccia della medaglia è rappresentata dall'abuso di esternalizzazioni con logiche di affidamento al massimo ribasso ai danni dei lavoratori e dei servizi forniti (fenomeno a cui assistiamo in parte anche nel nostro Ente). 
Rileviamo come in alcune aziende sanitarie questo fenomeno stia assumendo dimensioni abnormi, con interi servizi, non solo ausiliari, di fatto affidati alle cosiddette cooperative.
E' una situazione preoccupante che coinvolge tutti i lavoratori della P.A. e che ci vedrà coinvolti per molti mesi a venire quando, oltre all'allarme dovuto alla "finanziaria", dovremo affrontare i problemi che introdurrà la riforma della P.A. e il conseguente rinnovo contrattuale.


Sul fronte interno FSI lancerà a breve una serie di iniziative di confronto e informazione con i lavoratori.


Buona lettura




giovedì 1 ottobre 2015

RSU, la scelta di FSI

Intervengo in prima persona, in qualità di coordinatore del gruppo di dirigenti sindacali di FSI in Arpa P. per chiarire la posizione della nostra componente sindacale in relazione al recente terremoto che ha coinvolto la RSU, dopo le dimissioni di 7 componenti della CGIL.

Dico subito che il dibattito interno a FSI è stato difficile e condizionato da tanti punti di vista che hanno reso difficile la scelta che abbiamo infine approvato.

Come sapete, nel mandato RSU precedente e in quello attuale, iniziato dopo le elezioni di marzo di quest’anno, si era costituita una sorta di maggioranza, se vogliamo atipica, che aveva amalgamato intorno ad una certa idea di sindacato le forze di CGIL, USB e FSI. Non era né facile e neppure scontata questa “alleanza”; ricorderete ad esempio il nostro scetticismo rispetto alla colossale presa in giro dei “tavoli tecnici”. A volte su questo tema come su altri abbiamo scantonato rivendicando il nostro punto di vista sempre libero dai condizionamenti di soggetti esterni.

Tutto ciò ci fa dire che la crisi della CGIL è tutta interna a quel Sindacato e la scelta che è stata fatta da Roberto Riggio prima e dagli altri sei colleghi dopo, è arrivata come un fulmine a ciel sereno lasciandoci sorpresi per non dire allibiti.
A quel punto ci siamo chiesti cosa fare: senza farla troppo lunga vi dico solo che dopo discussioni, dibattiti e riunioni al nostro interno siamo arrivati alla decisione condivisa di rimanere in questa RSU, sebbene ampiamente mutilata, che allo stato, per quel che ne sappiamo, conta 13 eletti su 18.

L’esperienza a cui accennavo all’inizio rimane inedita ed irripetibile; noi non faremo parte di altre maggioranze. Non credo neppure che potremo collaborare con tutti i soggetti presenti attualmente in RSU; da alcuni di essi, sia ben chiaro, ci dividono e ci distinguono distanze siderali rispetto alla nostra cultura e sensibilità sindacale.

La nostra scelta è stata dettata prima di tutto dal rispetto che dobbiamo ai lavoratori che ci hanno votato nelle ultime elezioni, conferendoci fiducia e dimostrando di credere nella nostra identità di fondo, ovvero quella di essere indipendenti nel senso più alto del termine.     

Non sappiamo cosa ci riserverà l’immediato futuro, l’unica certezza è che continueremo a difendere, stando nel solco dei principi che ci hanno sempre ispirati, ovvero equità e trasparenza, i singoli lavoratori e a trattare, quando ci saranno le condizioni, per garantire a tutti il rispetto dei diritti generali. Tutto ciò naturalmente non esclude il fatto che continueremo ad impegnarci per dare il nostro contributo di critica alle scelte gestionali che riterremo sbagliate, esattamente come abbiamo fatto fino ad ora.

In tempi medio-brevi annunceremo una serie di assemblee nell’ambito delle quali porteremo il dibattito nelle varie sedi su ciò che sta avvenendo in Arpa (a breve uscirà la Legge regionale di riforma dell’Arpa) e sul nostro approccio alla “nuova” RSU dopo questa nostra decisione.

Grazie della vostra attenzione.

Michele Lattanzio
 coordinamento Arpa
    FSI-USAE

martedì 29 settembre 2015

Riflessioni sulla Rsu di Arpa Piemonte

Queste riflessioni sono a titolo personale come delegato FSI.

Oggi, come delegati FSI, abbiamo avuto un confronto al nostro interno con la partecipazione del nostro segretario territoriale. Ritengo che il confronto con chi è a conoscenza di altre realtà ed esperienze sia utile per uscire da quell'aria viziata che si respira nel nostro ambiente.

Sapere come si lavora altrove è salutare ancor di più se lo si fa in gruppo e in maniera trasparente.

Se qualcuno pensa che l'argomento sia stato dimissioni o meno è su una strada contorta e consumata. Contorta perché abbiamo preso consapevolezza di una travisazione completa delle relazioni sindacali nel nostro ente dove a tanti è convenuto usare il sindacato come camera di compensazione per lasciare da parte i veri problemi dell'agenzia. Consumata perché basata continuamente su una leadership personale e su piccole nicchie di potere che lo diciamo subito lasciano il deserto quando il carisma e il consenso vengono meno.

Abbiamo parlato di voi, lavoratori dell'Arpa, della nostra organizzazione, di quei privilegi che abbiamo rispetto ad altri lavoratori di altri enti che hanno l'onere (e l'onore) di confrontarsi quotidianamente con i cittadini, di servirli, come un pubblico dipendente deve servire le leggi e lo Stato. Perché, sia chiaro, noi ci riconosciamo in un sindacato moderno e allo stato attuale poco presente nel nostro paese, un sindacato abituato a risolvere i problemi in una chiave sistemica e non personale, un sindacato che riconosce il merito e sta alla larga dal conflitto d'interessi.

Sono sicuro che il consenso della FSI si basi in gran parte su queste vostre aspettative fino ad oggi deluse da amministrazione e sigle confederali. Non vi vogliamo deludere, e non ci presteremo a giochi di leadership e potere che non ci appartengono. Non vi lasceremo soli.

La nostra proposta è di voltar pagina, rilanciando il nostro impegno nei luoghi di lavoro su un rinnovamento dell'azione sindacale stando ancora una volta dalla parte dei lavoratori onesti. Troppi privilegi, troppe compensazioni, troppi favori sono stati elargiti nel nostro ente per non far  alzare troppo la testa. Noi rimaniamo a testa alta. Fieri della nostra autonomia, delle nostre storie e, soprattutto, della vostra stima.

Nico De Leonardis
Delegato FSI
Arpa Piemonte

venerdì 25 settembre 2015

Fondi pensione chiusi: sono così sicuri? L'opinione di Beppe Scienza

Mantenendo l'impegno di tenervi aggiornati sul tema pensionistico segnaliamo un recente articolo di un economista indipendente dell'Univerità di Torino - Beppe Scienza - che mette in evidenza alcuni pericolosi intrecci nella gestione dei fondi cosidetti chiusi.

mercoledì 23 settembre 2015

Tra Golf e badanti

Coraggio i controlli ambientali servono. È questo il sottotesto della vicenda Volkswagen: l'EPA, l'agenzia ambientale americana, smaschera il trucco della casa tedesca ed emette direttamente la multa. 

Sarà pure una guerra commerciale, ma almeno è studiata bene e i due principi cardini del sistema americano - organismi indipendenti e controllo del libero mercato - sono salvi. 

Molti dirigenti Arpa desideravano tanto una Golf da comprare con il milione di euro che li avrebbe premiati per una carriera basata sempre sul merito e l'indipendenza di giudizio. Dovranno aspettare, chissà, forse il prossimo decreto. Intanto i nostri direttori a furia di decreti riescono a truccare benissimo il motore dell'agenzia. 

Gli ultimi atti di nomina dei dirigenti sono un capolavoro all'italiana: false partenze, spie che si accendono (per mancanza di scelta di candidati), retromarce, ma soprattutto non si lascia a terra nessuno nonostante le dichiarazioni di efficientamento e risparmio. Nasce la nuova figura del dirigente acquiescente che in attesa della quiescenza viene accompagnato alla lauta pensione retributiva da incarichi di pochi mesi. 

Potevamo risparmiarci questa piccola dilapidazione di soldi pubblici? E perché mai ? Più facile truccare il motore e lasciare la grana all'INPS e ai contribuenti. 

Si aggirano nei palazzi dirigenti disorientati, accompagnati da impiegati-badanti, che da funzioni tecniche passano a ruoli da burocrate giusto il tempo per salutare in pochi mesi i colleghi di una vita e festeggiare la pensione. Siamo sicuri che in questi pochi mesi con il loro operato lasceranno la loro impronta come mai prima. Come FSI proporremo di istituire corsi dell'Università della Terza Età ed un corso di pilates. 

E si, cara Merkel, ci è dura ammetterlo, sapete truccare i diesel ma nessuno come noi, tra riforme e decreti, riesce a fregarvi. Intanto, invece di occuparci dei problemi dei lavoratori dell'agenzia, pare che ci siano posti liberi per rappresentanti sindacali. Il requisito è non essere intolleranti al Buscopan.

mercoledì 16 settembre 2015

Cambiamenti

Cambiamenti

"Cambiare logica è molto facile
Cambiare idea già un po' più difficile
Cambiare fede è quasi impossibile
Cambiare tutte le ragioni
Che ci hanno fatto fare gli errori
Non sarebbe neanche naturale"

Cambiamenti, Vasco Rossi

Nelle ultime ore cinque componenti della stessa sigla hanno presentato le dimissioni da delegati RSU.
Il fatto è a nostro avviso insolito e si inserisce in un momento molto critico dell'Agenzia.
Avendo lavorato a stretto contatto con loro, seppure nelle diversità delle rispettive posizioni, ne abbiamo apprezzato il valore e la serietà oltre che l'energia e la passione di figure che per la prima volta si affacciavano all'attività sindacale.

Abbiamo più volte denunciato con loro il rischio che l'Agenzia perdesse la sua autonomia ed autorevolezza e ci auguriamo che dietro questa scelta di dimissioni collettiva non si nasconda, ancora una volta, la bramosia di un controllo esterno.

Qualora ciò rispondesse al vero, i delegati FSI ne trarrano le opportune conclusioni.

Nel salutare i colleghi dimissionari, speriamo di poter continuare a lavorare con i nuovi delegati subentranti in continuità con quanto avvenuto negli ultimi anni.


I delegati FSI Arpa Piemonte

venerdì 28 agosto 2015

Uno "spettro" ignorato dalla rassegna stampa

Misteriosa lacuna nella nostra nuova rassegna stampa. In effetti, gli spettri così come gli inquinanti citati nell'articolo, sono poco visibili quindi ammettiamo questa svista dei redattori.

Ci siamo chiesti perché i colleghi debbano leggere solo le buone notizie.
Per fortuna l'Arpa è ricca di attenti lettori e osservatori.

Per future segnalazioni fsiarpapiemonte@gmail.com




domenica 2 agosto 2015

Pensione integrativa: una ricerca svela che ne sappiamo poco!



I lavoratori italiani sono poco informati sul loro futuro pensionistico, ma hanno l’idea che, in vecchiaia, il loro reddito sarà precario. È il dato emerge dal sondaggio condotto dalla Doxa per l’Indagine annuale sul risparmio, presentata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo (1.076 famiglie intervistate fra gennaio e febbraio 2015).

Vi riportiamo nel dossier pensioni un articolo del Sole 24 ore che pubblica alcune osservazioni interessanti:

- solo il 47% degli intervistati si è informato sulla nuova età pensionabile e solo il 43% su quanto prenderà di pensione.

- praticamente fino ai 45 anni nessuno si occupa realmente della propria posizione previdenziale: né di quella di primo pilastro, cioè quella obbligatoria, né della pensione complementare o integrativa.

-uno dei motivi del disinteresse è il continuo mutare del quadro normativo in materia previdenziale che contribuisce ad alimentare l'atteggiamento fatalista sulla materia pensionistica.

Intanto sul fronte del fondo chiuso di categoria (il Fondo Perseo Sirio per intenderci) è giunta notizia dell'affidamento a UnipolSai Assicurazioni della gestione dei fondi.

mercoledì 15 luglio 2015

Alcune considerazioni sulla situazione della SS03.04

Gentili colleghi della SS03.04,
sperando di fare cosa gradita, vi mando alcune note sulla situazione della nostra Struttura in relazione al processo di adeguamento del Regolamento di organizzazione di Arpa, più alcune considerazioni di interesse generale.
Rimango a Vs. disposizione per eventuali chiarimenti.
Carlo


Agenzia unica per le verifiche.
Come certamente saprete si parla, da parecchio tempo, della creazione di una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che accorpi in un unico ente le funzioni in materia attualmente svolte da INPS, INAIL Ministero del Lavoro.
Nella formulazione di qualche mese fa, pareva che in tale ente dovessero essere ricompresi anche i servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali e delle ARPA, con il relativo personale ispettivo e di supporto.
Stando alla formulazione del decreto attuativo del Jobs act , in fase di approvazione definitiva, quest’Agenzia dovrebbe invece rivelarsi “semi-unica” ricomprendendo gli ispettori del lavoro, dell’Inps, dell’Inail, ma non quelli degli SPRESAL e delle ARPA, con i quali la futura Agenzia Unica dovrà limitarsi ad una funzione di “coordinamento”

Progetto di legge regionale sul riordino di Arpa Piemonte
La proposta di legge 92, presentata il 22/01/2015 dalla Commissione Ambiente della Regione Piemonte, prevede un riordino complessivo dell’Agenzia, in sostituzione della legge istitutiva n. 60. Secondo voci affidabili, la proposta dovrebbe essere presentata in luglio al Consiglio regionale per l’inizio della discussione e, probabilmente, approvata ad inizio autunno
All’art. 9 della p.d.l. è citato espressamente: “l'ARPA non eroga prestazioni di alcun genere a favore di soggetti privati”, ad eccezione delle “prestazioni tecnico-scientifiche per le quali i soggetti privati sono tenuti sulla base della normativa vigente ad avvalersi necessariamente ed esclusivamente dell'ARPA”
Evidentemente, stante le ben note disposizioni del “decreto del fare”, qualora la proposta di legge venisse approvata senza apportare modifiche a tale articolo, questo significherebbe di fatto il divieto per Arpa di svolgere le verifiche ispettive sugli apparecchi di sollevamento ed a pressione.
Abbiamo cercato (senza grosso successo) di capire se questa disposizione fosse da intendersi in un quadro più generale, tipo, appunto, il passaggio di tali funzioni (e del personale corrispondente) all’Agenzia unica o se, più semplicemente, fosse frutto di una ignoranza regionale di ciò che Arpa svolge su mandato della Regione stessa.
Sinceramente, io propendo più per questa seconda ipotesi; in ogni caso la problematica è stata espressamente segnalata alla Regione da parte della RSU, quindi ci si può ragionevolmente attendere che la questione venga meglio specificata in sede di approvazione.

Riordino di Arpa Piemonte secondo l’ing. Robotto
Facciamo un gioco: chi di voi è riuscito a seguire l’abnorme produzione di decreti da parte del DG in merito all’organizzazione/riorganizzazione di Arpa? E chi soprattutto, è in grado di dire a che punto siamo oggi, 3 luglio?
Le informative sindacali da parte delle varie sigle, compresa FSI, hanno faticosamente cercato di aggiornarvi tenendo il passo di atti, contro atti, rettifiche di atti e così via. Il risultato, ne sono certo, è che ben presto avrete smesso di leggerle a priori se non, magari saltuariamente, attirati da qualche titolo più accattivante.
Sperando di non risultare stucchevole, provo a fare la fotografia ad oggi, limitando il campo a ciò che ci riguarda direttamente.
Secondo il piano di riordino trasmesso al Comitato regionale di indirizzo il 13 maggio, l’attuale SC03 dovrebbe essere accorpata con l’attuale SC21 per formare il Dipartimento “Rischi fisici e tecnologici”.
Dall’attuale SC03 verrebbero scorporate le funzioni attualmente svolte dalla SS. Rischio industriale ed Igiene industriali che, nell’assetto futuro dovrebbero essere inglobate all’interno del laboratorio di Grugliasco, mentre nella futura SC dovrebbero trovare posto le attività svolte da Verifiche impiantistiche, Rischio industriale e Centro regionale amianto.
Successivamente, con decreto 55 del 16 giugno, venivano approvate le modifiche al Regolamento stabilendo due tempistiche applicative: subito in vigore per quanto concerne le variazioni ai Dipartimenti territoriali e Uffici Centrali; entro il 31/12 per i Dipartimenti tematici (compreso il nostro)
Al medesimo atto viene inoltre allegato “per comodità e chiarezza” (sic!) il regolamento coordinato vigente ad oggi, che recepisce le modifiche immediate ma non quelle previste per fine anno: morale rimane la SC03 attuale, poi si vedrà.

Dirigenti
Come sapete, a seguito del pensionamento del Dott. Dovis, dall’inizio 2015 la Dott.ssa Paola Quaglino è stata nominata responsabile di SC03
Senza alcuna presunzione di disquisire sulla professionalità della suddetta dirigente, l’aver nominato come responsabile ad interim della SC03 la responsabile della AFT e quindi, in sostanza, la dirigente che ha seguito fin dall'inizio la progettazione del piano di ridimensionamento della rete laboratoristica e che si sta attualmente occupando della conseguente gestione della fase attuativa (che, come prevedibile, si sta rivelando assai problematica) ha fatto sì che, di fatto, la sua nomina alla SC03 fosse finora unicamente virtuale ma non avesse alcuna implicazione pratica.
Conseguentemente alla fase di riordino di Arpa, con decreto 57 il 22 giugno veniva pubblicato un avviso interno per la ricerca di responsabile della SC03 con incarico dirigenziale privatistico, fino al 31/12.
Dopo pochi giorni il Dott. Duretto, attuale responsabile del dipartimento di Asti, si presentava inn alcuni uffici della SS03.04 annunciando di essere prescelto per tale incarico e scusandosi fino d’ora se avrebbe potuto essere poco presente (il Dott. Duretto andrà in pensione a fine anno e, ovviamente dovrà esaurire entro tale data le ferie residue…).
Senonché con l’ennesimo dietrofront, il DDG 60 del 30 giugno stabiliva che, poiché il DDG 55 è stato inviato al Nucleo di controllo, ed in attesa di eventuali osservazione di quest’ultimo organo, laddove nel DDG 55 è prevista l’attuazione immediata, questa in realtà va intesa come data da definirsi con successivo atto e, pertanto, la dott.ssa Quaglino è prorogata presso la SC03 sino al 31/8, mentre il dott. Duretto è prorogato sino a tale data come direttore del dipartimento di Asti.
Per quanto riguarda l’incarico del dott. Richieri, parrebbe rientrare tra quelli che proseguono “senza necessità di conferma in questa fase”.


Un commento.
Per quanto riguarda i commenti alla situazione generale di Arpa ed alla tragicomica gestione di questa fase di transizione, rimando totalmente alla informativa FSI in data odierna  che potete trovare al link

Mi limito unicamente ad aggiungere una sintetica considerazione sulla gestione in generale della SC03 e della SC03.04 in particolare: io penso che una struttura complessa che “porta a casa i soldi” meriterebbe ben altra considerazione di quella ricevuta finora.
Le nomine che si sono susseguite al vertice di SC negli ultimi anni hanno l’unico comune denominatore di considerarci un parcheggio per dirigenti prossimi alla quiescenza: una sorta di cimitero degli elefanti o di ricovero per vecchi cavalli ormai imbolsiti.
Nessun progetto per riconquistare fette di mercato e di attività perse nel corso degli anni, per esplorare possibilità di crescita, per valorizzare al meglio le ottime professionalità esistenti.
Nessuna considerazione da parte di una Direzione orientata unicamente a seguire le contraddittorie ambizioni di una Regione dalle troppe teste e con l’unico obiettivo di mostrare all’esterno un risparmio apparente.
Salvo, puntualmente ogni anno, il tentativo da parte di qualche anonima manina, di infilarci sibillinamente obiettivi su un “incremento di fatturato” totalmente irrealizzabile in queste condizioni.
Ci hanno provato anche quest’anno e anche stavolta siamo riusciti a venirne fuori.
Vedremo se andrà in porto questo accorpamento con l’attuale SC21 e cosa ne conseguirà.
Il barometro di Arpa punta tristemente e da troppo tempo verso il basso.

venerdì 3 luglio 2015

Cambia tutto e "da subito"….anzi no!





Ricorderete che nel nostro post del 19 giugno avevamo esordito parlando dell’incontro del 16 con l’Assessore all’Ambiente e la Direzione e del successivo decreto 55 che stabiliva (il verbo “stabiliva” è da leggersi in chiave ironica, visto il machiavellismo che connota la sua redazione) che le misure di “adeguamento” al regolamento di organizzazione si applicavano “da subito”;

I dipartimenti territoriali da 8 diventavano 4, le strutture complesse centrali amministrative da 3 dovevano diventare 1, più una serie di strutture semplici, sempre amministrative,  coordinate dalla Direzione, intanto il 22 giugno uscivano 2 provvedimenti di avviso per il conferimento di incarichi dirigenziali, il primo era per cercare e nominare i dirigenti delle SC superstiti, il secondo era per due incarichi di diritto privato per coprire le “fondamentali” aree di coordinamento (tecnica e amministrativa).

Un’autentica rivoluzione in nome del risparmio e della razionalizzazione.

A questo punto tra alcuni dirigenti si scatenava il panico assoluto,  tutti correvano letteralmente all’arrembaggio dei posti a sedere (visto che non ne erano previsti in piedi). Alcuni di essi offrivano scene di strazio e disperazione a causa della letterale sparizione del ruolo, cagionato da quel perentorio “da subito” inopinatamente inserito in quel terribile decreto. Ma ecco già all’orizzonte profilarsi, sotto forma di ulteriore decreto, il più classico dei pannicelli caldi che tutti i mali lenisce e un po’ di conforto dispensa ai presunti orfani di cotante sublimi “cadreghe”. 

Ora, comprendiamo che Einstein, elaborando la teoria della relatività aveva previsto che “nel passaggio tra due sistemi di riferimento in moto relativo tra loro si possano verificare delle trasformazioni” lui però si riferiva ai fenomeni fisici, non ai decreti di Arpa Piemonte che mutano e si contraddicono nel breve volgere di qualche giorno.

Infatti il decreto 61, uscito il 30 giugno, come se nulla fosse prosaicamente recitava: “Al fine di salvaguardare l’ordinato svolgimento delle attività, nelle more del compimento del disegno di riassetto organizzativo in itinere….” lasciando in sostanza la situazione immutata a prima del draconiano “da subito!” di cui al decreto di 15 giorni prima.

Miracolosamente la Direzione si è ricordata che la fase di cambiamento non può che essere subordinata ai possibili rilievi da parte della Giunta regionale, principio che invece nel decreto 55 veniva quasi ignorato. Ne consegue che i dirigenti di ogni ordine e grado rimangono al loro posto per due mesi, così come anche le varie figure di coordinamento (queste per ben 6 mesi).
In sintesi per ora non è cambiato nulla.

Ribadiamo che sono passati 15 giorni tra il primo ed il secondo decreto, non 15 anni!    

Fuor di metafora, tante volte abbiamo detto, fino allo sfinimento,  che la riorganizzazione così com’era stata pensata non aveva senso visto che ignorava dei passaggi formali essenziali e consequenziali, ma non sarebbe nulla se a fronte della sfilza di decreti a cui abbiamo accennato sul terreno non ci fossero attrezzature di laboratorio smontate e abbandonate, personale laboratoristico da riconvertirsi che riconvertito non è, ed uno sconcerto generale che se non fosse tragico nell’epilogo che qui evochiamo, sarebbe un ottimo canovaccio per una commedia degli equivoci, come nella miglior tradizione del teatro comico greco/latino.

In questo panorama non si può non rilevare come la RSU (la parte attiva) è rimasta silente dal comunicato stampa uscito il 22 giugno, forse a causa del fatto che sta ancora piangendo la “perdita” del Leader Maximo, ovvero il portavoce, che se ne è andato sbattendo la porta (anche dal proprio sindacato, oltre che dalla RSU) sacrificato sull’altare dell’unitarietà confederale e dell’ecumenismo comparto/dirigenti.
Come se gli interessi dei primi possano coincidere con quelli dei secondi.

Novità di rilievo sui buoni pasto         

Dal 1° luglio un emendamento della legge di stabilità 2015 prevede una detassazione dei buoni pasto e   quindi un aumento facciale del valore fino a 7 euro  per quegli enti e aziende che passano al cosiddetto ticket elettronico in luogo di quelli cartacei in uso, ad esempio, nel nostro ente.
Seguiremo l’iter di questo provvedimento per capire quale strada si intende seguire in Arpa.

Grazie e buona estate da parte del Coordinamento FSI di Arpa Piemonte

mercoledì 1 luglio 2015

...a proposito di Fondo Perseo

Cari tutti,

ho visto che eravate presenti all'incontro di ieri di presentazione del Fondo Perseo Sirio. Alcuni di voi non lo erano ma mi hanno comunque chiesto di aggiornarli. 

Nonostante fosse un'iniziativa di un'altra sigla credo che sia stato importante avere due riferimenti importanti che ci hanno spiegato qualche rudimento sulla riforma pensionistica e sui fondi integrativi.
La sensazione un po' umiliante del sottoscritto è che purtroppo come lavoratori Arpa non possiamo godere di un'informazione trasparente da parte dell'amministrazione e siamo vittime della cultura del "si dice" e del disfattismo. 

Personalmente non ho deciso ancora se aderire o meno ma credo che fare il vostro rappresentante significa anche cercare di fornire un quadro completo delle informazioni.
Ieri abbiamo sentito una parte ben precisa (anche il rappresentante del Fondo Perseo è un nominato nel cda per la CISL).

Come vostro delegato ho cercato di farmi una cultura ma in rete esiste poco perché tutto il materiale è basato sulla previdenza integrativa complementare del privato.

Potete trovare informazioni con un taglio molto ideologico di sindacati come gli Rdb-Cub ma poco altro. 

In linea di principio riassumo il quadro che mi sono fatto con ieri, altre letture e confronti con esperti del settore:

-chi ha iniziato a lavorare continuativamente dal 2001 è praticamente costretto ad aderire ad un fondo (negoziale o aperto). Solo con una pensione integrativa la nostra generazione potrebbe avere una pensione pari all'80% circa dell'ultima retribuzione 

-chi è in regime di TFS deve considerare le sue aspettative di carriera e retribuzione e consultare un patronato (chi si è persa questa differenza tra i due tipi di liquidazione si può leggere il materiale che allego)

-i fondi chiusi hanno alcuni vantaggi: non operano per il profitto, hanno dei meccanismi di controllo interni che ci tutelano (come la presenza sindacale), utilizzano il TFR che altrimenti si rivaluterebbe dell'1,5% + parte dell'inflazione; 

-faccio notare che il semplice contributo dell'azienda dell'1% è come se fosse un tasso di interesse annuo sulla cifra investita: es. reddito di 22.000 euro, quota azienda 220 euro, quota dipendente TFR 1520 euro, contributo 1% dipendente 220 euro: rendimento del 12% facendo 220/1740) 

-i fondi aperti però sono sul mercato da anni quindi i gestori potrebbero essere più qualificati ae l'offerta è più varia (si possono scegliere fondi garantiti o azionari mentre Perseo attiverà solo la linea garantita)

-per aderire ad un fondo aperto bisogna risparmiare e accantonare ogni anno una cifra aggiuntiva di almeno 2.000/2.500 euro per avere una rendita equivalente a quella di un fondo chiuso (perché nel fondo chiuso il grosso dell'accantonamento è il TFR e il contributo del datore di lavoro). Su questo vi invito ad utilizzare il calcolatore che vi linko sotto perché vi da l'idea delle cifre in gioco.
  
-per inciso sia i fondi chiusi che aperti si avvalgono di gestori professionali privati come Pioneer, Eurizon...quindi i nostri soldi sono gestiti allo stesso modo dei fondi aperti con tutti i rischi e le opportunità del caso (proprio l'altro giorno su Affari e Finanza è uscita notizia che allarmava su eccessivi investimenti dei fondi pensione su prestiti obbligazionari)

-i rendimenti dei vari fondi sono qui http://www.covip.it/?cat=199 . Perseo non c'è perché non ancora attivo.


Le mie personali perplessità:

- questo fondo  non riesce a decollare dal 2013. Basterebbero 30.000 adesioni tra tutti gli enti pubblici locali, ministeri e sanità. Cosa blocca questa partenza ? Incapacità del gestore, congiuntura economica, pochi lavoratori "giovani" nella PA ...?

- cosa accade ai nostri soldi se il fondo non rende o chiude o si aggrega ad altri fondi ? Che tutele abbiamo ?

- l'unico fondo chiuso nel pubblico impiego è quello della scuola (Fondo Espero) e non sta dando grandi rendimenti (1,7 annuo, molto vicino alla rivalutazione annua del TFR 1,5 +/- inflazione)

Se volete farmi sapere le vostre perplessità potrei cercare di girare qualche domanda ad esperti del settore. 

Vi allego qualche materiale in più che ieri non è stato presentato
- il calcolatore di Perseo (che però fa delle ipotesi da soppesare per es. aumento della retribuzione annua dell'1%)
-un articolo di repubblica sugli andamenti dei vari fondi in questi anni
-le slide del fondo Perseo Sirio per chi ieri non c'era
-un libretto molto ideologico ma chiaro che spiega il funzionamento tra TFS e TFR
-l'opinione di Beppe Scienza dell'Università di Torino (aggiornamento 25 settembre 2015)
Tutto il materiale citato ora e che in futuro riterremo utile (anche su vostre segnalazioni) per una decisione ponderata lo metteremo a disposizione in questo dossier in rete 

Domenico De Leonardis
Delegato FSI
Rsu Arpa Piemonte

venerdì 19 giugno 2015

Resoconto e nostre considerazione sui cambiamenti introdotti a decorrere dal 16 giugno




Vi inoltriamo un resoconto sintetico dei cambiamenti organizzativi già formalmente efficaci a seguito dell’adozione del Decreto 55 del 16 giugno ed illustrati dalla Direzione, alla presenza dell’Assessore all’Ambiente Valmaggia, nella riunione convocata venerdì 12 u.s.
Rispetto alla bozza delle modifiche  regolamentari resa nota l’8 maggio scorso le novità sono quelle che qui evidenziamo:
La decorrenza è prevista in due momenti: decorrenza immediata e differita al 31/12
Decorrenza immediata: Dipartimenti territoriali provinciali e uffici amministrativi
Entro il 31/12: Aree funzionali e dipartimenti tematici, in attesa degli sviluppi dell’evoluzione normativa in corso (approvazione del disegno di legge regionale n. 92)
Per il resto le modifiche al Regolamento di organizzazione vengono approvate con decreto n. 55 del 16 giugno secondo quanto previsto nella bozza trasmessa  Comitato Regionale di Indirizzo (sempre quella dell’8 maggio) di cui riportiamo i passi salienti.
Sono previste quattro strutture complesse, costituite dai Dipartimenti territoriali, individuati su quattro ambiti geografici (Torino, Cuneo, Alessandria-Asti e Novara-Biella-Vercelli-Verbano).
Sono mantenute presso ogni Capoluogo di Provincia le attuali singole strutture semplici territoriali di vigilanza preposte alle attività di controllo programmate e in emergenza, ad eccezione

dell’ambito territoriale coincidente con la Provincia di Torino dove vengono previste due strutture semplici in ragione delle pressioni esistenti sul territorio della Città metropolitana.
Ogni ambito territoriale ha un laboratorio di riferimento per le esigenze analitiche primarie, fermo restando il fatto che ogni laboratorio svolge anche attività specialistiche a favore dell’intero
territorio regionale. Sono al riguardo confermate le sedi e le strutture di laboratorio previste dal Progetto approvato con DDG 76_2014 ad oggetto “Riorganizzazione della rete laboratoristica di Arpa Piemonte; approvazione del Progetto”.
 In ogni ambito territoriale sono invece centralizzate, sotto il profilo organizzativo in un’unica struttura semplice istituita presso la direzione del Dipartimento territoriale e articolata anche su più sedi, le attività di produzione.
 La razionalizzazione dell’apparato centrale avviene mediante l’integrazione delle funzioni amministrative (affari generali e legali, personale, formazione, provveditorato) in un’unica struttura complessa e la previsione di tre strutture semplici incaricate di funzioni specialistiche in materia di contabilità, programmazione e patrimonio immobiliare dipendenti direttamente dalla Direzione Generale.

Relativamente alle strutture tecniche a rilevanza regionale, la contrazione a due strutture complesse è stata operata raggruppando le funzioni relative al monitoraggio della qualità dell’ambiente ed ai rischi naturali da una parte e le funzioni correlate ai rischi fisici e tecnologici dall’altra.
 Per quanto concerne, da ultimo, le funzioni di coordinamento, sono state riviste le aree funzionali esistenti, previste in numero di due in quanto numero minimo richiesto dalla legge istitutiva, superando la dicotomia amministrativa/tecnica oggi vigente e riportandone più opportunamente il mandato all’ambito tecnico.
 Le differenze, sono riassumibili in questi due passaggi:
Vengono attribuite da subito all’Area Funzionale Amministrativa, mantenuta nell’assetto attuale fino a dicembre, le competenze in materia di educazione ambientale e di comunicazione oggi svolte, rispettivamente, dalla SC Ufficio Formazione e dalla SS Comunicazione istituzionale
 Vengono attribuite all’Area Funzionale Tecnica, anch’essa mantenuta nell’assetto attuale, le funzioni oggi svolte dalla Struttura Semplice Specialistica “Qualità delle Acque”, oggi afferente al Dipartimento provinciale di Asti.
Diciamo subito che si tratta, come abbiamo più volte detto, di un’operazione di “maquillage” che serve unicamente, nel brevissimo termine, a dimostrare che ARPA riduce le proprie strutture.
Al medesimo tempo, per tutto ciò che non viene ritenuto indispensabile si preferisce differire l’attuazione integrale delle revisioni a dopo che  sarà stata promulgata la citata legge regionale di revisione delle funzioni dell’Agenzia, nonché la revisione della normativa nazionale in materia ambientale (attualmente in discussione) e che verosimilmente introdurrà altri elementi di contrasto rispetto al quadro attuale…e via dicendo.
Pare evidente come la Regione, per evitare il rischio di commissariamento conseguente al proprio debito monstre,  abbia la necessità di mostrare a Roma l’immagine di un quadro complessivo di riassetto virtuoso degli enti regionali. In quest’ottica, nulla importa se, nel caso di Arpa, questo venga imposto all’unico ente che ha sempre avuto i conti a posto e che, in quanto a tagli, aveva già ampiamente dato nel corso degli ultimi anni. Proprio per questo riteniamo vergognoso che l’Assessore venga in Arpa a dare lezioni di moralità, considerando oltretutto come la stessa determinazione non l’abbiamo vista nel tagliare i costi della politica regionale. 
In questo contesto, assistiamo allo scambio di favori tra Direzione e Assessore, là dove la prima ci guadagna tempo (mettendo su un binario morto la legge regionale di riforma dell’Arpa e mortificando il lavoro e l’autonomia del Consiglio Regionale) e una libertà di manovra che le consentirebbe alcune operazioni certamente non in linea con il quadro di razionalizzazione e risparmi della finanza pubblica (come per esempio nominare nuovi dirigenti pescandoli direttamente dal “cerchio magico” dell’entourage di certi circoli vicini alla Direzione )
Al secondo (l’Assessore), invece, va il mantenimento della struttura complessa del dipartimento di Cuneo (che in una prima ipotesi veniva accorpato ad Asti e Alessandria) suo serbatoio elettorale.
La percezione è quella di avere interlocutori inadeguati sia interni che esterni. Anche per questi motivi abbiamo chiesto formalmente all’Amministrazione una rendicontazione puntuale che consenta una valutazione del rapporto costi/benefici del futuro assetto organizzativo, con particolare riferimento a spese del personale, spese di funzionamento e spese di investimento; abbiamo inoltre chiesto un quadro sulla prospettiva futura del triennio in fatto di pensionamenti. Sono in corso altre iniziative che la nostra sigla sta seguendo con interesse e attenzione.  Per ora è tutto; la nostra componente è a disposizione per ulteriori chiarimenti e non mancheremo di aggiornarvi sul divenire della situazione.