giovedì 1 dicembre 2016

poszioni organizzative - FSI e RSU - intesa contratto del 30 novembre



Le Posizioni Organizzative e l’esposto della RSU alla Corte dei Conti: il nostro punto di vista



Veniamo alla vicenda che tanto scompiglio e scandalo ha seminato tra le belle teste pensanti fuori e dentro la  Direzione.
Premettiamo che la RSU  non si è mai opposta alla selezione delle P.O. che avrebbe dovuto avvenire in successione alla scadenza del 30 settembre , bensì al  "rinnovo incondizionato" che gli stessi firmatari criticano; la RSU invece proponeva la ragionevole sospensione delle PO fino al nuovo assetto organizzativo, oppure un allineamento delle PO all'attuale stato transitorio che ha visto la chiusura di svariate strutture.

Va chiarito che le PO si sono fatte promotrici di un  documento sottoscritto da 68 titolari di funzione di forte critica all’operato della RSU (che alleghiamo) con il quale accusano la  RSU stessa di rappresentare in modo parziale i lavoratori, discriminando unicamente la categoria delle PO.


Un po’ di storia:
Le posizioni organizzative attualmente in vigore erano state nominate a partire dal 1° gennaio 2014 e avrebbero dovuto, secondo l’atto di conferimento,  avere una durata pari a 18 mesi rinnovabili.

Nel corso degli ultimi anni, come tutti sapete, l’Amministrazione ha proceduto a ridimensionare fortemente l’assetto organizzativo ed operativo dell’Agenzia, tanto da arrivare all’attuale situazione di 12 SC e Aree. In tutto questo non va dimenticato che nel giro di 7-8 anni, a causa del mancato turn-over, la consistenza numerica dei dipendenti si è ridotta di circa 400 unità.

Ora, forse a non tutti è noto che la RSU in modo quasi unitario (nel senso che aderivano tutte le sigle sindacali con l’esclusione del rappresentante dell’USB, sul cui operato torneremo più avanti)  aveva sottoscritto una richiesta all’Amministrazione con la quale chiedeva già dal 13 ottobre di sospendere le Posizioni organizzative, prorogate per la quinta volta rispetto a quel primo atto di assegnazione e senza che vi fosse, in questa ultima proroga, l’ombra di una data di scadenza, atto che assimila le PO ad essere destinatarie di un vitalizio più che di un incarico assegnato per specifici obiettivi e/o funzioni.

Dopo la nota del 13 ottobre, alla quale l’Amministrazione non rispondeva, il 21 ottobre la RSU decideva di  reiterare la richiesta minacciando di presentare segnalazione alla Corte dei Conti sull’ipotesi di danno erariale: silenzio assoluto dalla controparte.

Il 10 novembre, dopo una convocazione dell’Amministrazione datata 4 novembre ad un tavolo di informazione “sull’evoluzione dl quadro normativo” e nell’ambito della quale viene dichiarato che il riscontro alle nostre richieste sarebbe stato fornito “con separata nota” la RSU decideva di agire, anche per rispetto del proprio ruolo e provvedeva ad inviare la segnalazione alla Corte dei Conti sulle ipotesi menzionate, comunicandolo contestualmente all’Amministrazione, contestando, tra le altre cose:  il comportamento che la Direzione adotta da tempo rispetto alle relazioni sindacali  sia da ritenersi destituito delle più elementari regole di rispetto che sovrintendono al regolare confronto sindacale fra le parti.

Nella medesima occasione RSU richiamava una serie di questioni alle quali l’Amministrazione era rimasta sorda in tutti i mesi precedenti: Il 2 maggio veniva presentata richiesta di stralcio della situazione delle lavoratrici provenienti dall’ex laboratorio di La Loggia che erano risultate assegnatarie di nuova collocazione a seguito dell’ultimo bando di mobilità.
La medesima richiesta veniva reiterata a giugno con il stesso risultato, vale a dire nulla.

Precedentemente, medesima sorte era stata riservata alla revisione del Regolamento sul tempo parziale che aveva impegnato RSU e Amministrazione in una lunga ed estenuante serie di incontri, svoltisi tra l’aprile del 2015 ed il marzo di quest’anno, dai quali era scaturita una bozza all’apparenza condivisa, ma che non aveva avuto alcun seguito ai fini della ratifica.
In tale bozza si prevedeva per il titolare di P.O. la possibilità di utilizzare il part-time, si cita nel seguito "ART.16 Dipendenti titolari di incarichi di funzione di posizione organizzativa o di coordinamento. L’orario di lavoro settimanale dei dipendenti titolari di incarico di posizione organizzativa o di coordinamento può essere ridotto fino ad un massimo del 50% della prestazione lavorativa prevista dal CCNL".

Il nulla che è seguito è sempre da ascriversi al vuoto pneumatico di questa Direzione  sempre  pronta a pavoneggiarsi  su questioni di scarsa rilevanza (citiamo a titolo esemplificativo, le iniziative della appena trascorsa estate “soft - green” tutta a base di  purificanti abluzioni lacustri, dotte elucubrazioni sulle terrificanti erbette del Po e corroboranti competizioni a chi pedala di più) salvo concretizzarsi nel nulla più assoluto rispetto a decisioni di sostanza, a parte far distrarre le controparti con  tavoli tecnici tanto estenuanti quanto inutili, non sapendo, o peggio, non volendo andare oltre.

Infine, sempre dal documento del 13 ottobre, la RSU chiedeva la convocazione di un tavolo nel quale oltre che discutere di PO, mobilità e tempo parziale vengano connesse le seguenti tematiche:
revisione sul criterio di utilizzo dei fondi;
chiarimenti in ordine al conguaglio incentivi di cui al punto 4 dell’accordo stipulato il 30.12.2015


Come si può vedere la segnalazione alla Corte dei Conti è stato l’ultimo atto di una serie di inadempienze dell’Amministrazione che hanno nei fatti obbligato la RSU a prendere questa decisione.

Le PO lamentano di essere discriminate: noi abbiamo solo chiesto che l’Amministrazione si muovesse nei binari della legalità, come dicevamo all’inizio; non abbiamo mai chiesto di revocare le PO come istituto, poiché riconosciamo a molte di queste figure il fatto che si sobbarchino, per un compenso minimo, responsabilità che molti dirigenti non vogliono  o non sono in grado di prendersi.

Nel contempo va anche onestamente riconosciuto che molte figure di coordinamento esistono solo sulla carta poiché prive di struttura, di obiettivi che ne giustifichino l’esistenza, visto l’attuale quadro organizzativo dell’Agenzia

Se a tutto ciò aggiungiamo che l’Amministrazione, per arginare il fenomeno delle valutazioni scandalose della selezione delle PO del 2013 aveva impegnato RSU in una lunga serie di tavoli tecnici per arrivare ad individuare criteri più oggettivi di selezione e che dopo aver  raggiunto un accordo sulla bozza, a questo non era stato dato alcun seguito, il quadro è completo, o quasi….. ….in uno di questi tavoli tenutosi la scorsa estate il Direttore amministrativo aveva anche teorizzato la necessità di aumentare il numero di PO dalle 78 attuali a 84....che dire, tutto ha un limite!  (avevamo scritto di questo nel nostro post intitolato “decrescita felice”  (http://archiviosindacale.blogspot.it/2016/07/il-concetto-di-decrescita-felice.html)


Se, come veniamo accusati, avessimo avuto un atteggiamento pregiudiziale nei confronti della categoria avremmo avanzato la richiesta, come accade in alcune aziende sanitarie piemontesi, di abrogare in toto l’istituito, stornando  i risparmi a favore di una progressione orizzontale per quanto più personale possibile.
Non è superfluo ricordare  che sulle PO, dal 2005, anno di prima istituzione sono stati investiti circa 3 milioni di euro in un’Agenzia che in quell’anno presentava un quadro di  oltre 100 dirigenti e ben 120 figure di coordinamento.
Che qualcuno ora si lamenti che gli possa venir tolto qualcosa che ha assunto nei fatti la connotazione di un vitalizio, a fronte del fatto che le retribuzione della maggioranza dei lavoratori non hanno avuto incrementi se non nel 2009 quando molti, a fronte di una media di 12-14 anni di servizio all’ARPA Piemonte, hanno potuto godere dell’unica  fascia percepita in tutta la carriera,  è francamente anacronistico e dovrebbe consigliare un minimo di cautela e pudore nel presentare certe recriminazioni.
Le attuali PO, inoltre, dimenticano o non conoscono l'umiliazione dei colleghi che l’avevano perduta o che gli era stata negata pur meritandola; e, non augurandoglielo, occorre ricordargli che potrebbe accadere a chiunque, anche a loro.
FSI si era spesa anche per quei candidati alle selezioni del 2013 di assegnazione delle P.O. che avevano subito la gogna virtuale di una valutazione negativa da parte del dirigente di SC nonostante la valutazione annuale positiva del proprio dirigente di SS con conseguente inevitabile danno della propria visibilità nonché professionalità.

In ultimo, sempre seguendo le argomentazioni delle PO, bisogna aggiungere che non si riscontrano  casi in cui il dirigente abbia espresso una valutazione negativa da compromettere l'indennità di funzione (che, ribadiamo, non è un vitalizio ma un incarico fiduciario che in caso valutazione negativa faticherebbe a proseguire in quanto tale) .

Anche su questo FSI aveva protestato per i casi di titolarità di funzione non rinnovate nonostante la valutazione annuale positiva del dirigente.

Estremi che si toccano, ovvero la quadratura del cerchio


Accennavamo prima alla singolare posizione dell’unico componente USB in RSU, il quale non solo sistematicamente da un po’ di tempo a questa parte vota contro qualsiasi iniziativa della RSU, lanciando strali di ogni genere all’indirizzo di RSU e OO.SS. asservite a suo dire alle logiche della Direzione; proprio costui, nella riunione  con la direzione del 23 u.s. ha sentito il bisogno di dissociarsi pubblicamente dalla decisone unitaria della RSU di presentare il citato esposto alla Corte dei Conti, usando argomentazioni capziose e intimidatorie nei confronti delle altre componenti sindacali, che hanno prodotto la fondata sensazione agli increduli presenti  che i due estremi stessero di fatto suonando la medesima musica.

Robotto, nelle riunione del 23, ha avuto un atteggiamento che ne ha mostrato, finalmente, il vero volto autoritario di chi non avendo altre frecce nella propria faretra e riposti per un attimo i consueti sorrisi e modi amicali che solitamente sfodera con chiunque, si è presentato con fare minaccioso e aggressivo nei confronti dei sindacalisti che hanno avuto l’ardire, finalmente, di fare qualcosa che gli è risultato spiacevole.

Tornando alle contorsioni del noto “rivoluzionario del Cusio”, va detto che in precedenza, in sede di riunione RSU aveva  espresso condivisione sulle iniziative da intraprendere, purché da parte RSU venisse richiesta l’istituzione di una commissione paritetica sull’attribuzione degli incarichi, una sorta di improbabile tavolo in cui i sindacati avrebbero dovuto decidere unitamente alla Direzione come spartire le PO.
Sulle prospettive dell’attuale RSU rimandiamo al paragrafo successivo. 

Chiudiamo con la seguente riflessione:
Si assiste in questi giorni a minacce, nemmeno troppo velate, su possibili scenari tragici che scaturirebbero dalla segnalazione alla Corte dei Conti.
Non sappiamo quale vaso di Pandora la RSU abbia scoperchiato; o per meglio dire, noi non lo sappiamo, ma qualcuno sì, l’unica cosa macroscopicamente evidente è che queste minacce si manifestano più o meno utilizzando gli stessi termini, indipendentemente da chi parla o dallo strumento utilizzato, sia da una parte che dall’altra della barricata.

FSI e RSU: resistiamo


Intanto alcune precisazioni rispetto alla RSU attualmente in carica di cui deve essere “chiaro e forte” il messaggio che intendiamo mandare. Questa RSU, salvo fatti imprevedibili, durerà fino alla sua scadenza naturale, ovvero febbraio 2018, a Grugliasco a Omegna e anche in qualche piano alto di via Pio VII° si mettano pure comodi e attendano con pazienza.
La RSU per quanto monca, composta da 14 dei 18 elementi di cui dovrebbero essere formata dimostra di potere funzionare, e ha dimostrato di raggiungere livelli di unitarietà  assolutamente inediti.
La titolarità e la rappresentatività non è in discussione poiché non siamo noi ad aver deciso di abbandonare la RSU nel 2015 e, fino a prova contraria, la nostra elezione è pienamente legittimata; quanto alle altre considerazioni di carattere politico le archiviamo come mere elucubrazioni a carattere strumentale e quindi le rispediamo così come sono al mittente.

Quanto alle vicende interne a FSI, alle quali avevamo accennato nelle settimane scorse, senza entrare ulteriormente nel merito di vicende che interessano relativamente i nostri lettori e che hanno prodotto un momento di incertezza e di sbandamento anche tra gli estensori d questo bollettino, vi comunichiamo che in ogni caso il Coordinamento FSI di ARPA, pur nelle difficoltà contingenti del momento, intende proseguire la propria azione unicamente per senso di responsabilità e a favore dei lavoratori, che in diverse occasioni hanno manifestato vicinanza e solidarietà a questa componente.
Intendiamo quindi, contrariamente alle aspettative di qualcuno, rientrare nel pieno delle nostre attribuzioni; la nostra azione sarà come sempre caratterizzata da indipendenza e attenzione verso i problemi della maggioranza dei lavoratori.

Questa e l’occasione per ringraziare ancora tutti.

Quel che c’è di vero sulla cosiddetta firma del contratto avvenuta ieri

Estratto dal comunicato stampa delle Direzione nazionale FSI di ieri sera
Con un atto di arroganza che va al di là del buon senso ed è al di fuori da ogni procedura democratica la Ministra per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, dopo aver sentito tutte le organizzazioni sindacali, ha deciso di incontrare la sola triplice per siglare, NON IL CONTRATTO (quello, in base alla legge non lo possono fare solo con la triplice) MA BENSÌ UN ACCORDO, CHIARAMENTE PRE-ELETTORALE, in vista del referendum del prossimo 4 dicembre, in cui si svendono i lavoratori, il loro diritto ad una giusta retribuzione e la possibilità di recuperare - almeno parzialmente - il potere di acquisto delle buste paga svalutate artificialmente con un blocco legislativo delle retribuzioni che è stato attuato, se non con il consenso, quanto meno con il corresponsabile silenzio della Triplice.
LA TRIPLICE HA SIGLATO UN ACCORDO PRE-ELETTORALE CHE CONDIZIONERÀ TUTTI, MA NON RAPPRESENTA TUTTI.
Come tutti sanno la legge di bilancio del 2017 non ha stanziato le somme necessarie a coprire gli 85 euro lordi di cui si parla; non ci sono quindi le risorse e le coperture finanziarie per sottoscrivere i contratti che dovranno attendere la legge di bilancio del 2018 che sarà varata a fine 2017. Poi nel 2018, se tutto andrà bene, i lavoratori delle pubbliche amministrazioni avranno una mancia di 85 euro medie pro capite.
In questo periodo si stanno rinnovando i contratti del lavoro privato con aumenti simili, ma quelle categorie del lavoro privato che oggi rinnovano il contratto ad 80-90 euro hanno già avuto gli aumenti di due rinnovi relativi ai trienni 2010-2012 prima ( circa 100 € ) e 2013- 2015 poi ( circa 130 €); sei anni di benefici contrattuali nei quali i lavoratori delle pubbliche amministrazioni avevano lo stipendio bloccato; il medesimo stipendio che hanno oggi e che forse l’anno prossimo si vedranno aumentato con la mancia elettorale concordata oggi.
DOPO QUESTA MANCETTA CGIL, CISL E UIL DOVREBBERO VERGOGNARSI, E DOVREBBERO ANDARE A NASCONDERSI !!!
Proprio loro, che ad ogni alito di vento, in ogni occasione, si sciacquano la bocca con parole come DEMOCRAZIA, RISPETTO, PARTECIPAZIONE, hanno chiesto ed ottenuto dalla Ministra di attuare una politica maleducata ed arrogante e di fare CARNE DI PORCO della democrazia sindacale e della cortesia istituzionale!
Questa arroganza merita di essere portata alla conoscenza di tutti i lavoratori affinché gli stessi possano decidere con coscienza di causa a chi attribuire la responsabilità della loro progressiva perdita di potere di acquisto e della loro lenta ma inesorabile discesa verso la povertà.
01 dicembre 2016

a cura del Coordinamento FSI di Arpa Piemonte