mercoledì 9 marzo 2016

Cammafà. Sul divenire dell'agire sindacale (almeno della FSI)

Ogni mattina un lavoratore quando timbra il cartellino ha la sensazione di entrare in un'altra dimensione.


Questo spazio surreale che siamo in qualche modo costretti a frequentare, anche per banali questioni di sopravvivenza umana, è regolato da una norma che è sottintesa a qualsiasi atto formale o informale che sia: se la logica del pensiero umano, fuori dalla porta di ingresso, indica una direzione, noi possiamo essere intimamente sicuri che si intraprenderà la direzione opposta.


Siamo talmente imbevuti di questa logica che è difficile sottrarsene. Il nostro cervello si abitua all'illogicità perché l'assorbe da atti, documenti, email, atteggiamenti. Potremmo dire respiriamo questa "logica" perennemente e sistematicamente contro-deduttiva.


A titolo di esempio: tecnici che fanno gli amministrativi, continue riorganizzazioni (eppure siamo un ente principalmente di controllo), continui spostamenti di sedi e persone (mentre i confini regionali, la popolazione, il contesto produttivo, le infrastrutture, fattori che determinano l'organizzazione di un qualsiasi ente nello spazio sono sempre quelle da decenni). Se ci spingiamo ai fatti delle ultime settimane ci volevano far credere che avere due password per accedere ad una email era una cosa normale. Mi fermo qui perché ognuno di noi ha quotidiani esempi che possono provare questo quadro, oserei dire paradigmatico.


In un clima impregnato di anomia (ma di molte regole solo formali)  la principale battaglia che alcuni di noi portano avanti è non bruciare neuroni e fegato più del necessario. Rimanere ancora con un piede agganciato alla realtà è la cosa più importante che possiamo fare. In fin dei conti, rimanere se stessi.


Personalmente, mettendomi in gioco in questa nuova veste di rappresentante sindacale, ho avuto il piacere di constatare che il nostro Ente ha ancora un buon potenziale di resilienti, ovvero di persone e professionalità che si piegano ma non si spezzano di fronte alle continue "sfide" che l'illogicità dominante ci pone.


Negli ultimi giorni però questa convinzione è venuta un po' a mancare soprattutto osservando le dinamiche sindacali. La illogicità ha infettato qualcuno. Il problema è che questo qualcuno vi rappresenta.


Ricapitoliamo. Un gruppo di delegati RSU che avevano a riferimento una figura ritenuta importante al nostro interno si dimettono. Cambiano gli equilibri e ci troviamo un po' basiti (per i tempi, i motivi, e soprattutto per l’assenza di un coinvolgimento dei lavoratori).


Se, e credo di parlare a nome di tutti e quattro i delegati FSI, fossimo stati animati, all’epoca, da quell'indole predatoria che è tipica di questo spazio surreale che frequentiamo, avremmo subito pensato al facile consenso. Sfruttando e forzando la situazione con le nostre dimissioni saremmo ritornati al voto. Avremmo vinto, con altre facce nuove, belle, pulite, come sempre sono state le liste FSI.


All'epoca ci siamo fermati un attimo ma non più di tanto perché i nostri quattro percorsi sono diversissimi ma hanno un principio comune: la responsabilità delle proprie azioni.


In buona sostanza se mi avete votato, se avete votato FSI, è perché tuteli i vostri interessi, in una fase oltremodo critica dell'Ente. E guardate i nostri interessi hanno poco di politico e molto di pragmatico: sono le prospettive di crescita professionale, gli inquadramenti, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ah si dimenticavo, ...la tutela dell’ambiente in un contesto che sia sostenibile nei fatti e negli atteggiamenti della nostra comunità. Tutti argomenti che possono (anzi debbono) avere una visione politica (a' piattaforma come la vende qualcuno ultimamente in varie sedi di Arpa) ma ciò non significa essere pregiudizialmente contro qualcuno.


Nel mondo là fuori le persone responsabili lavorano, rispondono alla loro intelligenza, mentre i ciarlatani fanno altro.


Succede dopo qualche mese che qualche figura torni a fare sindacato in un’altra sigla: siamo stati i primi ad applaudirlo. Una domanda sorge spontanea però: non ha valutato bene le conseguenze delle sue dimissioni ?


Poi però inizia un'altra storia, figlia della logica dello spazio surreale, qualcuno ci invita a dimetterci, dicendoci che poi ci seguirebbe. La buona educazione mi imporrebbe di non rispondere a quella che ritengo una fesseria, ma oramai fatemi andare avanti per amor di chiarezza.


La richiesta è oltremodo offensiva. Offende le nostre intelligenze e la nostra autonomia ma offende ancor più i lavoratori. Mi dovrei buttare nel pozzo perché me lo dice qualcuno? Ma in quale mondo vive uno che fa una proposta simile? La risposta è nelle prime righe di questa lettera: in un'altra dimensione. Fuori dal nostro mondo se uno vuole cambiare le cose fa il primo passo, non il secondo. E’ artefice del proprio destino con tutte le conseguenze del caso.


Ma c'è anche del non detto in quella richiesta. Quello che FSI non ha fatto per senso di responsabilità nei vostri confronti qualche mese fa, vuole essere ora capitalizzato elettoralmente da un'altra sigla che evidentemente ha raccolto qualche transfuga degli ex dimissionari. Evidentemente serviamo a rimediare al danno (e ai personalismi) che qualcuno tardivamente si è reso conto di aver fatto (a sé stesso, a qualche compagno, alla sua sigla, ma anche a voi tutti creando “irresponsabilmente” un vuoto che ha pregiudicato, anche solo per qualche mese, la funzionalità delle dinamiche tra sindacato ed amministrazione).


Cammafà non avrebbe potuto servire piatto migliore ai nostri datori di lavoro. Che dobbiamo farci!


Qualcuno dice, insomma, " il pallone l'ho portato sempre io ma se la partita non mi piace me lo prendo, vado a casa, ci penso un po’, e magari dopo vado a giocare con altri compagni".


Un bel quadretto democratico giocato sulle spalle vostre, con lo stesso cinismo che si rinfaccia ad ogni piè sospinto ai nostri interlocutori (il datore di lavoro per intenderci). Valutate voi se c'è un comportamento responsabile. Secondo me chi ha fatto questa proposta non ha un minimo di dignità (e in qualche modo riconoscenza per quanto FSI ha fatto per tutelare tutte le voci della RSU).


A me questo quadro non piace. Il contesto è grigio, fosco, manca la luce, ma due pennellate noi del FSI riteniamo ancora di poterle dare. Ci scriveremo responsabilità e correttezza.
Poi se non vi piacciono toglieremo il disturbo ma ce lo direte voi, a tempo debito, con il vostro voto. Nessun altro.



Il vostro affezionatissimo

Domenico De Leonardis
Delegato FSI Arpa Piemonte

p.s. Immagino già l’uso distorto che si farà della parola “responsabilità” spesso abusata in politica per indicare chi sostiene maggioranze e posizioni poco difendibili per tornaconti non proprio chiari. Essere responsabili, nel nostro caso, non significa abdicare ad una radicalità delle posizioni e su questo la FSI non accetta lezioni da nessuno. La FSI è forte perché ha sempre avversato, anche di recente, scelte irrazionali, voltafaccia su accordi già presi, una logica della “fruttuosa” (solo per alcuni) negoziazione. Non siamo mai stati complici di questa deriva cui assistiamo e non cambieremo rotta proprio adesso.

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