venerdì 10 maggio 2013

analisi delle criticità - produttivtà ex tempi determinati


RESOCONTO INCONTRO DEL 8 MAGGIO 2013

 

L’incontro prevedeva come ordine del giorno i seguenti punti:

1.   attività di analisi delle criticità organizzative dell’Agenzia;

2.   revisione della spesa di funzionamento;

3.   produttività personale a tempo determinato.

 

Sono stati trattati, per motivi di tempo, il 1° ed il 3° (il secondo verrà trattato nell’ambito di un tavolo tecnico appositamente convocato per il giorno 15 p.v.)

 

produttività personale a tempo determinato

 

Cominciamo con il descrivere le risultanze del dibattito che si è sviluppato intorno al 3° punto.

L’Amministrazione ci ha anticipato la proposta che formulerà agli interessati per tentare di comporre la controversia che, lo ricordiamo,  la contrappone ai colleghi ex tempi determinati e a tempo indeterminato assunti a partire dal 2002, che non avevano percepito le quote di salario accessorio per i periodi corrispondenti.

Il fondo accantonato a suo tempo, compreso l’incremento, ammonta a circa €1.500.000.

 

La proposta dell’Amministrazione si riassume in questo modo: riconoscimento mediante transazione tra Amministrazione ed ogni singolo lavoratore interessato del 70% di quanto dovuto alle varie fattispecie di potenziali interessati alla produttività; il 50% della produttività per i periodi di prova.  (le quote sono al netto di quanto già percepito in virtù dell’accordo 27.11.2009).

 

Nella proposta dell’Amministrazione si è quantificato che un’adesione inferiore al 90% dei potenziali interessati si tradurrebbe in un nulla di fatto e di conseguenza chi lo riterrebbe dovrebbe promuovere causa legale individuale.

 

La questione è molto complessa, sia perché non esiste al momento una giurisprudenza consolidata in materia (in questo senso, la vertenza della collega che ha avviato la questione potrebbe in un certo senso costituire una sentenza-pilota), sia perché i singoli casi sono molto diversificati tra loro.

Da non dimenticare, infine, che una sentenza per un singolo caso non può essere giuridicamente estesa ad altri casi, anche se analoghi.  La conseguenza di tutto ciò è che in mancanza di una transazione che coinvolgesse quasi la totalità  dei colleghi, ogni dipendente dovrebbe ricorrere ad una causa individuale, senza alcuna garanzia di ottenere un risultato omogeneo.

 

Riteniamo indispensabile inquadrare la proposta dell’Amministrazione all’interno dei casi limite:

 

a)  se la transazione non andasse a buon fine, e nessuno dei circa 300 colleghi interessati decidesse di ricorrere per vie legali (o ai ricorrenti in sede di sentenza non venisse riconosciuto il diritto) , il fondo verrebbe ripartito tra gli altri circa 700 colleghi, con un “saldo” pari a circa una mensilità;

 

b)  qualora l’Amministrazione decidesse di derimere la questione riconoscendo il 100% di quanto dovuto alle varie fattispecie di potenziali interessati alla produttività, il fondo sarebbe insufficiente e pertanto a tutti i circa 700 altri colleghi che hanno percepito la produttività negli anni in oggetto potrebbe venire richiesto di restituire una parte di quanto a suo tempo ricevuto.

 

Con la proposta dell’Amministrazione, stando ai calcoli prospettati, l’impegno per compensare una platea di oltre 300 lavoratori – ricordiamo a vario titolo, da pochi euro fino a punte di 15.000 - impegnerebbe circa 1 milione, l’altro mezzo milione verrebbe distribuito alla restante globalità del personale, che percepirebbe pertanto una somma ipotizzabile in circa 400 euro netti.

 

Fermo restando, come già detto, che in ogni caso la questione è assolutamente soggettiva e, per usare un termine in voga in questo periodo , estremamente “divisiva” visti gli interessi contrapposti, assumeremo come sigla posizioni specifiche allorquando si dovrà andare a definizione. Per ora rileviamo solo che il punto di vista sindacale sulla proposta non è omogeneo.

 

Sull’argomento, visto l’esito finale della riunione, le parti hanno deciso di aggiornarsi  al mese prossimo.

 

 

attività di analisi delle criticità organizzative dell’Agenzia

 

Riguardo al primo punto all’ordine del giorno il Direttore generale ha presentato ed illustrato un documento di sintesi (denominato Analisi organizzativa: azioni di sviluppo e criticità riscontrate) elaborato da un gruppo di studio composto dai dirigenti di SC e dai componenti dell’Ufficio di Direzione, che, nelle intenzioni, identifica le attuali criticità (ne sono state elencate ben 45) che limitano una corretta gestione delle funzioni di Arpa.

È stato detto e più volte ribadito che questa operazione non rappresenta l’ennesimo rimaneggiamento del Regolamento di Organizzazione ma punterebbe a razionalizzare le attività per un migliore utilizzo delle risorse strumentali e umane.

Il documento è articolato in 6 aree così denominate:

a)  visione e sviluppo dell’Agenzia: azioni di consolidamento dell’identità ed i potenziamento dell’azione

b)  Inattuazione regolamentare

c)   Carenze organizzative

d)  Frammentazione organizzativa

e)  Inefficienza/inefficacia organizzativa

f)      Indeterminatezza organizzativa.

 

È stato chiesto ai sindacati di dare il loro contributo.

Al di là degli eufemismi e da una prima lettura del documento si comprende che l’operazione che si sta facendo cerca la condivisione delle parti sindacali per “far meglio digerire” scelte che necessariamente implicheranno revisioni strutturali dell’Ente. Non sono ancora delineante le soluzioni,  ma alcune si possono intuire.

Su alcuni aspetti noi porteremo le nostre considerazioni anche e soprattutto per far emergere alcune contraddizioni o anacronismi che riteniamo di avere rilevato.

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