venerdì 2 agosto 2013

CRITICITÀ: EMOZIONI DI SETTEMBRE


CRITICITÀ: EMOZIONI DI SETTEMBRE

Come da tradizione ormai consolidata è in arrivo la nuova “Grande Riforma” di Arpa Piemonte; è un appuntamento al quale le varie Direzioni, succedutesi negli ultimi anni, ci hanno  abituato.

A fronte di tutto ciò osserviamo nei fatti l’inizio di una riorganizzazione che lascia “l’edificio” del Regolamento di organizzazione pressoché intatto ma con pesanti ricadute organizzative di cui faranno le spese, come al solito, i lavoratori; per esempio in queste ore veniamo a sapere del possibile spostamento di personale da strutture di Produzione a strutture di Tutela, senza che, per fare un esempio e solo uno, non corra voce del modo in cui detto personale sarebbe adeguatamente formato alle nuove competenze. Se così fosse si pretenderebbe di sanare un gap organizzativo, frutto del continuo rimescolamento di carte avvenuto in questi anni,  quasi da un giorno all’altro, sula pelle dei lavoratori e senza porre in essere un serio e trasparente confronto con gli stessi e con le OO.SS.

Sulla carta si vuole potenziare il controllo, ma emerge un disegno che di fatto crea dei passacarte che non fanno più vigilanza.

In compenso assistiamo alla proliferazione di organismi consultivi “a latere” della Direzione che affiancano quelle che sono le strutture deputate all’attuazione delle strategie generali dell’Ente, ovvero le aree funzionali tecniche e amministrativa.
La strategia della Direzione tradotta in parole molto semplici è la seguente: le aree hanno dimostrato di non funzionare e siccome non le possiamo eliminare le affianchiamo con una pletora di organismi più o meno stabili che si chiameranno a seconda del caso, Collegio tecnico scientifico, Cabina di regia, Coordinamenti, Coordinamento unico, Segreteria tecnica, Unità operative temporanee in staff, Nuclei operativi….e via cantando.


Che le cose in Arpa non vadano molto bene (anche a causa dei continui rimaneggiamenti operati dai Direttori che si sono susseguiti, e della stagnazione della precedente Direzione) siamo i primi a saperlo e siamo convinti che, da parte dei lavoratori, non ci sia alcuna preclusione  pregiudiziale ai cambiamenti; ma se le cose non funzionano non è colpa dei lavoratori, bensì di chi li ha fino ad ora mal gestiti

Lo diciamo senza mezzi termini: è il solito metodo per creare sovrastrutture che si sovrappongono all’esistente per fini non così adamantini; avevamo manifestato un moderato apprezzamento di questa Direzione al momento del proprio insediamento, ma davanti a questi interventi volutamente fumosi e dai contorni chiari solo nella testa di chi li ha concepiti ci dobbiamo ricredere.





























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