Piena solidarietà ai lavoratori delle acciaierie di Terni, che oggi a Roma mentre manifestavano per difendere il loro posto di lavoro sono stati barbaramente e vigliaccamente manganellati dalla polizia.
mercoledì 29 ottobre 2014
martedì 28 ottobre 2014
Info flash FSI - Assessore all’Ambiente Valmaggia: “Il problema non è tagliare ma il rischio di chiudere baracca!”
Questa mattina, alcuni componenti della RSU e colleghi di Arpa
hanno presidiato l’ingresso del Centro Congressi della Regione in C.so Stati
Uniti dove si stava svolgendo un congresso in occasione del ventesimo
anniversario dell’alluvione in Piemonte del 1994.
Nel corso della mattinata
abbiamo avuto un breve scambio di battute con l’Assessore all’Ambiente Alberto
Valmaggia, il quale, cortesemente, ha accettato di interloquire con la
rappresentanza dei lavoratori presenti.
I toni usati dall’Assessore
sono stati catastrofici, citiamo testualmente: “Il problema non è tagliare, la situazione finanziaria è tale che rischiamo di chiudere la baracca”.
I lavoratori presenti hanno
fatto notare all’Assessore che Arpa non può essere considerata la soluzione dei
problemi finanziari della Regione, poiché i bilanci dell’Agenzia sono sempre
stati tenuti sotto controllo e, come spiegato nel comunicato stampa di ieri Arpa,
negli anni, non ha fatto altro che
ridurre i propri costi, contraendo al minimo le attività istituzionali dell’Ente
a tutela dell’Ambiente e dei cittadini.
Accettando il volantino con
il comunicato stampa della RSU, l’Assessore ha confermato di essere a
conoscenza della richiesta di incontro inviata alla V Commissione ed ha
verbalmente garantito la propria disponibilità al confronto.
mercoledì 22 ottobre 2014
LA REVISIONE DELLA RETE DEI LABORATORI: SUPERATA DAGLI EVENTI!
Pubblichiamo sul blog FSI aziendale la
mail della RSU e la relativa lettera con la quale la medesima RSU chiede (a
maggioranza) di essere ascoltata dalla V° Commissione regionale competente in
materia di Ambiente.
Accompagniamo tale pubblicazione con
una nostra integrazione a commento che ci sembra doverosa, soprattutto in ordine
al fatto che le notizie che riguardano il dissesto finanziario della nostra
Regione si inseguono con articoli di stampa che escono con frequenza quasi
quotidiana e che vedono ARPA sempre più citata come esempio della cura
dimagrante da fare negli enti strumentali; questa insistenza nel citare
l’Agenzia fa pensare che si voglia quasi far dimenticare la pletora di sprechi
fuori controllo in altri carrozzoni che esistono sotto forma di società o
consorzi privatistici, da sempre terra di conquista di politici trombati o
clienti dei medesimi in cerca di incarichi ben remunerati e senza troppi
controlli.
Alla luce
di quanto avviene sembra persino anacronistica e superata (come ampiamente
previsto in tempi non sospetti) la tematica del riordino (o smantellamento)
della rete laboratoristica, cercheremo di spiegare perché -
Il comunicato e la relativa richiesta di audizione da parte della Regione della RSU
di Arpa Piemonte (in calce a questo commento) è stato concordato a maggioranza, ovvero, per fare nomi e
cognomi, con il voto positivo di 3 sigle su 5 che formano l’attuale RSU
aziendale: CGIL, FSI e USB.
Le altre
componenti non aderiscono alle iniziative della maggioranza della RSU, preferendo motivare la propria posizione di
accondiscendenza con pittoresche metafore,
che in questa sede vi risparmieremo.
A qualcuno
non sarà sfuggito, tra i tanti articoli apparsi nei giorni scorsi, quello
pubblicato dalla Stampa di domenica 19 settembre, là dove si dice senza mezzi
termini che Arpa “conta 1039 dipendenti ed è candidata ad una robusta cura
dimagrante”.
A questo proposito
non possiamo dimenticare la pretesa dell’Amministrazione che tre anni fa rivendicava
la necessità di aumentare gli organici dirigenziali di ben 51 unità – tre anni
fa, non un secolo fa! (vedi links sottostanti) pubblicati a gennaio 2012:
http://archiviosindacale.blogspot.it/2012/01/piano-di-riposizionamento.html
http://archiviosindacale.blogspot.it/2012/01/precisazioni-sulla-lettera-aperta-del.html
http://archiviosindacale.blogspot.it/2012/01/piano-di-riposizionamento.html
http://archiviosindacale.blogspot.it/2012/01/precisazioni-sulla-lettera-aperta-del.html
Va da sé che
il problema travalica i confini di Arpa poiché il dissesto finanziario riguarda
tutto l’Ente Regione al quale è stato certificato dalla Corte dei Conti un disavanzo
che può addirittura salire a 7,5 miliardi di Euro, una cifra stratosferica se
paragonata alle poche centinaia di milioni di Euro messe a bilancio (in modo
fraudolento) dalla Giunta precedente.
Per voce di
Carlo Cottarelli, l’ormai ex Commissario di Governo alla Revisione della Spesa, la Regione Piemonte è una delle
più indebitate non certo perché abbia
brillato fino ad ora sugli investimenti nello stato sociale o per aver
realizzato opere pubbliche con particolare efficienza e celerità: cantieri
aperti e lasciati incompiuti per anni, una Sanità pubblica allo sfascio,
progetti su grandi opere clamorosamente sbagliati e progetti faraonici al posto
di soluzioni semplici e poco dispendiose sono la cifra che ha caratterizzato l’Amministrazione
regionale di questi ultimi 20 anni, con responsabilità assolutamente
bi-partisan tra destra e sinistra.
Completano il
quadro gli sprechi dovuti ai rimborsi facili che coinvolgono ecumenicamente
tutto il panorama politico locale.
Un esempio
concreto di spreco regionale? Parlavamo di progetti faraonici, ad esempio il
“meraviglioso” monumento di proporzioni falliche, che a vista d’occhio sta crescendo davanti alle nostre
finestre. (Per i non torinesi il grattacielo della Regione al Lingotto che, una
volta terminato, sarà nientepopodimenoche l’edificio più alto d’Italia!)
È bene sapere
che solo il progetto è costato qualcosa come 22 milioni; facendo un rapido
conto della serva, i 22 milioni della parcella dell’architetto incaricato
(l’archistar Fuksas, noto tra i torinesi per aver realizzato l’edificio più
brutto ed inutile della città) corrispondono ad oltre 6 mensilità di stipendi,
comprensivi di irperf trattenuta alla fonte e contributi previdenziali, di
TUTTI i 1000 dipendenti Arpa, comparto e dirigenza.
Segnaliamo,
inoltre, che il progettista ha citato per danni la Regione , per aver variato
senza il suo consenso il progetto (quello da 22 milioni) modificandovi la
struttura portante – senza peraltro apportare alcun risparmio – da un
avveniristico acciaio ad un molto meno affascinante cemento armato (e la Procura ha aperto in merito
una indagine, ipotizzando che dietro questa strana operazione vi sia lo zampino
di qualche ditta fornitrice “amica di”).
Oggi il
Direttore generale di Arpa, dopo aver messo in atto una strategia di
smantellamento sistematico della rete analitica di Arpa, prima perché glielo
chiedeva Cota e ora perché gli serve per accreditarsi come amministratore
virtuoso con Chiamparino, ha indossato la maschera patetica di colui che “mette
in guardia da tagli indiscriminati” tuonando “guai a tagliare le analisi e il
controllo del territorio” (intervista nelle pagine locali del Verbano-Cusio
-Ossola della Stampa del 16 ottobre scorso).
Ridicolo e tragico al tempo stesso!
Guardiamo
nel giardino nel vicino
Mentre noi
qui ci siamo fatti gingillare da fiumi di parole sulle varie ipotesi di riorganizzazione
senza che, scientemente o meno, ci rendessimo conto che stavamo andando a schiantarci (infatti in
altri articoli si parla senza mezzi termini di chiusure di dipartimenti e sedi
decentrate, di declassamento di strutture da complesse a semplici) in Arpa
Toscana (come in altre consorelle), archiviata già da tempo la fase della
riorganizzazione, Amministrazione e RSU
si siedono intorno ad un tavolo per discutere e condividere ipotesi di revisione
della legge regionale, alla luce della proposta di riforma di legge di revisione
del Sistema Nazionale della Protezione Ambientale (attualmente in discussione
nelle competenti commissioni
parlamentari).
Questo fornisce,
nel caso ce ne fosse bisogno, l’idea del tempo perso nella nostra Arpa.
Se siete
interessati potete leggere l’articolo a questo link:
http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2014/210-14/210-14-verso-la-riforma-delle-agenzie-ambientaliCOMUNICATO DELLA RSU DI ARPA PIEMONTE
Il DDG n° 76 approvato il 22 settembre 2014 non realizza una nuova rete laboratoristica, smantella quella attuale. Al termine di una serie di incontri con le organizzazioni sindacali e la RSU, il risultato chiaro è che il piano dei Laboratori non si regge su dati concreti e che, alle condizioni definite, non è realizzabile.
I tavoli tecnici hanno potuto confermare l’assenza di progetto, l’approssimazione, l’uso distorto dei dati e delle informazioni, nonché la pochezza tecnica di chi lo ha predisposto. Siamo di fronte ad un vuoto progettuale grave, all’assenza completa di informazioni tecniche a supporto delle scelte operate, solo poche e scarne illustrazioni di fogli Excel incompleti, con dati non omogenei, tesi solo a “magnificare” il modello a discapito di altre alternative possibili. Il “progetto” di maggio (corretto a luglio) si è sgretolato incontro dopo incontro sotto le nostre critiche che ne hanno evidenziato limiti e criticità. La stessa Amministrazione ha ammesso dubbi ed incertezze che avrebbero dovuto portare ad una riflessione ulteriore. Riflessione che non è avvenuta. Ha quindi scelto (come era già facilmente prevedibile, visto il copione di questi incontri tecnici) di approvare “qualcosa”, accompagnandolo da tanti “se” e “ma” in modo da renderne la sua attuazione un percorso ad ostacoli. Della serie, partiamo, poi vediamo cosa succede. E’ già successo con i decreti del settembre 2013 ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: per i laboratori (D.D.G. 86) ben 3 ritrattazioni in 7 mesi, per tutto il resto inattuazione e disfunzioni!
I tavoli tecnici hanno potuto confermare l’assenza di progetto, l’approssimazione, l’uso distorto dei dati e delle informazioni, nonché la pochezza tecnica di chi lo ha predisposto. Siamo di fronte ad un vuoto progettuale grave, all’assenza completa di informazioni tecniche a supporto delle scelte operate, solo poche e scarne illustrazioni di fogli Excel incompleti, con dati non omogenei, tesi solo a “magnificare” il modello a discapito di altre alternative possibili. Il “progetto” di maggio (corretto a luglio) si è sgretolato incontro dopo incontro sotto le nostre critiche che ne hanno evidenziato limiti e criticità. La stessa Amministrazione ha ammesso dubbi ed incertezze che avrebbero dovuto portare ad una riflessione ulteriore. Riflessione che non è avvenuta. Ha quindi scelto (come era già facilmente prevedibile, visto il copione di questi incontri tecnici) di approvare “qualcosa”, accompagnandolo da tanti “se” e “ma” in modo da renderne la sua attuazione un percorso ad ostacoli. Della serie, partiamo, poi vediamo cosa succede. E’ già successo con i decreti del settembre 2013 ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: per i laboratori (D.D.G. 86) ben 3 ritrattazioni in 7 mesi, per tutto il resto inattuazione e disfunzioni!
L’ipotesi scelta dalla Direzione a settembre non è nessuna delle tante illustrate tra maggio e luglio. Restano però sostanzialmente confermate tutte le chiusure previste a maggio. Le ipotesi per le sedi di laboratorio che chiudono sono tutte ancora da verificare. E’ importante che tutti i Lavoratori di ARPA Piemonte sappiano che questo piano non è credibile, ma è comunqueestremamente pericoloso. Aspettare il fallimento del piano è altrettanto pericoloso. E’ importante che tutti i Lavoratori siano consapevoli del fatto che quel piano è in grado di rendere inefficiente quello che dei Laboratori funziona ancora: la nostra professionalità.
La vera novità degli incontri è stata la proposta della RSU. Una proposta per coniugare una maggiore efficienza del sistema laboratoristico alla tutela della professionalità degli operatori. Una proposta che minimizza le chiusure, ridistribuendo il flusso dei campioni, puntando su laboratori integrati e laboratori specialistici. Una proposta che non drena ingenti risorse per la ristrutturazione dei Laboratori ma usa le risorse strumentali e professionali disponibili per rilanciare le attività dell’Agenzia e per risolvere le “criticità” su cui la Direzione Generale non sa cosa dire.
Per noi è necessario rilanciare la capacità analitica puntando sulle specializzazioni esistenti e sulle sinergie già in pratica all’interno dei territori sovra provinciali, razionalizzando e investendo sul parco strumentale, per una rete laboratoristica più efficiente, flessibile e al passo con gli aggiornamenti normativi.
Bisogna dare certezze al personale che da troppo tempo lavora senza riferimenti organizzativi chiari, mentre si continuano a fare scelte basate soltanto sulla continuità lavorativa o meno del proprio dirigente di struttura.
Bisogna valutare oggettivamente i costi per gli adeguamenti strutturali e la gestione degli appalti, nel rispetto dei lavoratori delle cooperative e nell’intervento su storture che, non da oggi, rappresentano una diseconomia (vedi appalto manutenzione strumenti).
Una proposta, quella della RSU, che cerca di dare risposte positive a queste necessità.
Bisogna dare certezze al personale che da troppo tempo lavora senza riferimenti organizzativi chiari, mentre si continuano a fare scelte basate soltanto sulla continuità lavorativa o meno del proprio dirigente di struttura.
Bisogna valutare oggettivamente i costi per gli adeguamenti strutturali e la gestione degli appalti, nel rispetto dei lavoratori delle cooperative e nell’intervento su storture che, non da oggi, rappresentano una diseconomia (vedi appalto manutenzione strumenti).
Una proposta, quella della RSU, che cerca di dare risposte positive a queste necessità.
Noi partiamo dalla nostra proposta per far sapere a tutti, anche fuori dall’Arpa Piemonte, che altre scelte sono possibili. Da subito, perché cambiare per noi è necessario, ma bisogna farlo senza buttare all’aria il nostro lavoro, la nostra professionalità, la nostra Agenzia.
RSU Arpa Piemonte
(approvato a maggioranza)
Il 22 settembre 2014 è stato pubblicato il Decreto del Diretttor Generale di ARPA Piemonte n° 76 con il quale si dà avvio alla riorganizzazione dei Laboratori di ARPA Piemonte. Durante gl incontri tecnici che hanno preceduto l'approvazione del piano sono emerse numerose criticità tuttora non risolte, in parte segnalate nello stesso Decreto, oltre all'assenza di qualsiasi piano industriale di rilancio delle attività analitiche. Il rischio concreto è che si avvii oggi un complessivo processo riorganizzativo con pesanti ricadute in termini di costi e di personale con il solo risultato certo di penalizzare ulteriormente la funzionalità dell'Agenzia.
In attesa di riscontro si porgono distinti saluti.
(approvato a maggioranza)
Spett.le V Commissione del Consiglio regionale del Piemonte
c.a. presidente Silvana Accossato
c.a. presidente Silvana Accossato
Oggetto: richiesta di audizione
Il 22 settembre 2014 è stato pubblicato il Decreto del Diretttor Generale di ARPA Piemonte n° 76 con il quale si dà avvio alla riorganizzazione dei Laboratori di ARPA Piemonte. Durante gl incontri tecnici che hanno preceduto l'approvazione del piano sono emerse numerose criticità tuttora non risolte, in parte segnalate nello stesso Decreto, oltre all'assenza di qualsiasi piano industriale di rilancio delle attività analitiche. Il rischio concreto è che si avvii oggi un complessivo processo riorganizzativo con pesanti ricadute in termini di costi e di personale con il solo risultato certo di penalizzare ulteriormente la funzionalità dell'Agenzia.
Chiediamo quindi cortesemente di essere convocati e ascoltati dalla V Commissione permanente del Consiglio regionale del Piemonte perché riteniamo doveroso portare a conoscenza le nostre contrarietà e le nostre riserve a quanto prospettato dalla Direzione Generale di ARPA Piemonte, nonché illustrare una proposta di riorganizzazione dei Laboratori che come RSU abbiamo approvato (a maggioranza) e che riteniamo sia in grado di coniugare esigenze di economicità e di efficienza, con il mantenimento di livelli analitici adeguati.
In attesa di riscontro si porgono distinti saluti.
la RSU di ARPA Piemonte
(approvato a maggioranza)
giovedì 16 ottobre 2014
Legge di stabilità 2015 - Tutte le novità in pillole
Legge di stabilità 2015. Tutte le novità in pillole.
Nessun aumento di tasse e
spinta alla lotta all’evasione. Arriva la manovra per la crescita, tutta
espansiva, lievitata fino a 36 miliardi. Coperta, tra l’altro, con 15 miliardi di spending review,
11 miliardi di spazio sul deficit, 3,6 miliardi dalle rendite, 3,8
dalla lotta all’evasione, 600 milioni dalla banda larga, 1 miliardo
dalle slot machine e 1 dalla riprogrammazione. Una legge di stabilità
che conterrà il trasferimento del Tfr in busta paga per aumentare
l’effetto bonus da 80 euro (confermato ma che si trasforma in
detrazione) per rilanciare i consumi. E tutta orientata sulla ripresa
anche dell’occupazione, attraverso un drastico intervento sull’Irap (da
cui viene cancellata la componente lavoro) e da un intervento anche in
favore delle partite Iva con redditi bassi, da incentivi per chi vuole
assumere, che non dovrà pagare per i primi tre anni i contributi.
Corposo anche il pacchetto contro l’evasione. 6,9 miliardi andranno a
coprire le spese indifferibili (come le missioni di pace)
- “80 EURO” BONUS DIVENTA DETRAZIONE, NON
CAMBIA PLATEA: gli “80 euro” diventano stabili (servono ancora 7
miliardi di coperture) ma “cambiano pelle”, diventando una detrazione,
non più un bonus aggiuntivo (quindi una minore entrata, non una maggiore
uscita in linea con la Ue). Non cambia invece la platea.
- 500 MLN PER SCONTI ALLE FAMIGLIE:
per sostenere le famiglie con figli arriva invece un sostegno fino al
terzo anno di età. Per i nuclei numerosi in arrivo anche l’esenzione dei
ticket, con la riforma che sarà pronta entro fine anno.
- 300 MLN PER RICERCA E SVILUPPO: in
arrivo risorse per mezzo miliardo per il credito d’imposta sugli
investimenti in ricerca e sviluppo (per le imprese possibili anche anche
il “patent box”, cioè un meccanismo di sostegno ai brevetti, con
agevolazioni sui guadagni).
- IRAP GIÙ PER 5 MLD:
in arrivo un nuovo, sostanzioso, intervento sull’Irap, da cui sarà
eliminata la componente lavoro (per 5 miliardi), che si aggiunge al
taglio del 10% del 2014.
- CAMBIA FISCO FORFAIT PER I MINIMI, CON
800 MLN: Per sostenere anche 900mila partite Iva, si anticipata parte
del decreto sul riordino del regime dei minimi, previsto nella delega
fiscale. Addio quindi al fisco forfait o al cosiddetto forfettone. La
novità che introduce grandi semplificazioni di adempimenti. È questo il
capitolo sul quale arriva un alleggerimento da 800 milioni di euro.
- ZERO CONTRIBUTI NEOASSUNTI , 1,9 MLD:
le imprese che assumono potranno godere anche dello sgravio sui
contributi a loro carico, azzerati per tre anni sui neoassunti, misura
per cui saranno stanziati quasi due miliardi
- NUOVO SUSSIDIO UNIVERSALE UNA DOTE 1,5 MLD : per sostenere i nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act il governo stanzia 1,5 miliardi aggiuntivi.
- SPAZIO INVESTIMENTI PER I COMUNI PER 1 MLD: la
manovra dovrebbe contenere anche un miliardo per allentare il patto di
Stabilità interno. I Comuni chiedono però che venga rinviato anche per
loro l’obbligo del pareggio di bilancio al 2017.
- SPESE PER I TRIBUNALI A
CARICO DELLO STATO: con la legge di stabilità si stanziano 250 milioni
di euro per le spese per i tribunali che non saranno più a carico dei
Comuni ma dello Stato
- “BUONA SCUOLA”, 1 MLD PER I PRECARI: nel menù della legge di stabilità anche le risorse per la stabilizzazione dei precari.
- TFR: la misura
per rendere disponibile direttamente in busta paga il trattamento di
fine rapporto sarà introdotta con la legge di stabilità, e ha ricevuto
anche l’ok delle banche. Sarà sostenuta con un fondo di garanzia da 100
milioni
- AGGRAVIO PER FONDI PENSIONE E FONDAZIONI: arriva
un aggravio da 1,2 miliardi che si aggiungono ai 2,4 di aumento di
tassazione delle rendite l’anno scorso, a carico di fondazioni bancarie e
fondi pensione
- 900 MLN DA REVERSE CHARGE: si
allarga l’utilizzo del reverse charge contro la lotta all’evasione
dell’Iva secondo le regole autorizzate dalla Ue (non per la grande
distribuzione) che porterà nelle casse dello Stato 900 milioni di euro.
- CAMBIANO CONTROLLI, AG.ENTRATE AIUTA AUTO-CORREZIONE: Cambiano
verso i controlli fiscali, con l’obiettivo di aiutare il contribuente
all’auto-correzione e concentrare il contrasto su frodi e contribuenti
meno collaborativi. Di fatto l’Agenzia delle Entrate mette a
disposizione nuovi flussi di dati per aiutare il contribuente ad
assolvere correttamente «a monte» i suoi obblighi fiscali e
consentirgli, eventualmente, una volta presentata la dichiarazione,
anche di correggere in autonomia la propria posizione.
- ARRIVA RAVVEDIMENTO LUNGHISSIMO: Il
ravvedimento operoso, che attualmente prevede la riduzione delle
sanzioni a 1/8 del minimo solo entro un anno, allarga le sue porte fino a
coprire i termini dell’accertamento con sanzioni minime via via
rimodulate in funzione dei tempi con cui il cittadino sana l’errore.
Sanzioni ancora più ridotte se la regolarizzazione, anche sui
versamenti, avviene entro 90 giorni.
- IVA, ARRIVANO SEMPLIFICAZIONI ADEMPIMENTI:
dal 2016 viene cancellato l’obbligo della dichiarazione unificata e
viene fissato a febbraio il termine per presentare la dichiarazione Iva.
Passa alla storia anche la comunicazione dati Iva: una semplificazione
che consentirà di tagliare, ogni anno, circa 3.300.000 comunicazioni.
- RISORSE PER ROMA CAPITALE E EXPO: nella legge di stabilità sono stanziati 150 milioni di euro per Roma Capitale e per Milano per l’Expo.
Capitolo Spending Review
Ecco le proposte dei Ministeri per i risparmi da Spending Review sulla spesa pubblica, con cui finanziare la Legge di Stabilità 2015: maggiore contributo da Istruzione e Lavoro, la parola passa all'Economia.
Lavoro
Risparmi per 2,2 miliardi, derivanti da varie misure come il cambiamento dei requisiti per l’accesso a prestazioni sociali (integrazioni al minimo della pensione o gli assegni sociali), decontribuzione sulla contrattazione aziendale, risparmi su fonti di spesa sovrastimate nel bilancio INPS come le pensioni
anticipate dei lavoratori esposti ad attività usuranti, le pensioni
d’annata o le decontribuzioni ai datori di lavoro che hanno conferito il
TTF alla previdenza complementare.
Istruzione
Risparmi
per un 1 miliardo, in parti uguali da Scuola, Università e Ricerca.
Alcune misure: niente più membri esterni agli esami di maturità, razionalizzazione spese di pulizia, stretta sui consumi intermedi degli atenei.
Difesa
Risparmi per circa 510 milioni, principalmente dalla vendita di 1.200 alloggi assegnati ai militari, e da risparmi su forniture, riordino delle carriere, differimento del reclutamento.
Economia
Risparmi per 450 milioni derivanti da taglio agli aggi dei CAF (centri di assistenza fiscale), riduzione oneri agli intermediari della riscossione, versamento del Canone RAI, risparmi sul sistema informatico di ristrutturazione degli immobili.
Salute
Risparmi per 35 milioni frutto di convenzioni per i pronto soccorso negli aeroporti. Ma altri fondi potrebbero arrivare dal fondo sanitario per le Regioni.
Altri Ministeri
Sviluppo Economico contribuisce con 170 milioni, con misure come il taglio dei fondi per il programma aree urbane; Interni con 200 milioni (tagli a indennità e risparmi sui Vigili del fuoco); Trasporti con 110 milioni (risparmi su ENAC e Autotrasporto); Giustizia con 100 milioni (risparmi sulle spese per le intercettazioni); Politiche Agricole con 70 milioni (intervento sugli sconti del gasolio agricolo); Esteri con 30 milioni (meno contributi obbligatori ad organismi internazionali come l’ONU); Ambiente con 20 milioni (risparmi sul fondo per i cambiamenti climatici).
mercoledì 1 ottobre 2014
NON FARTI CADERE LE BRACCIA
Torino, 01.10.2014
E nel
nome del progresso
il dibattito sia aperto,
parleranno tutti quanti,
dotti medici e sapienti.
Tutti intorno al capezzale
di un malato molto grave
anzi già qualcuno ha detto
che il malato è quasi morto.
il dibattito sia aperto,
parleranno tutti quanti,
dotti medici e sapienti.
Tutti intorno al capezzale
di un malato molto grave
anzi già qualcuno ha detto
che il malato è quasi morto.
NON FARTI CADERE LE
BRACCIA
Come
tutti voi sapete il decreto 76 del 22 settembre ha posto la parola fine a
questa ennesima commedia dei tavoli tecnici tra Amministrazione ed
organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione dei laboratori, dove nel ruolo
di “deus ex machina” si è prodotto con la
consueta capacità affabulatoria il nostro onnipresente Direttore amministrativo,
con il contorno alquanto decorativo (visto il ruolo da comparse a molti di essi
riservato) di vari “esperti” piuttosto silenti.
Comprimari
della rappresentazione, attivi e clamorosamente espliciti nell’appoggiare la Direzione con teoremi di
straordinaria fantasia, abbiamo potuto ammirare le sorprendenti giravolte di
CISL e UIL che si sono prodotte in uno straordinario “coro” di incondizionato
consenso a quanto la
Direzione ci somministrerà in termini di chiusura,
contrazione di servizi e riposizionamento di personale, confermando il loro
ruolo geneticamente intrinseco di “collaboratori del fenomeno produttivo” di
antica memoria.
Fuor
di metafora è gravissimo ciò a cui abbiamo assistito e che ha rappresentato la
chiosa finale, che a dire il vero avevamo previsto, al compimento di una decennale politica di
sistematica predazione delle risorse di questo Ente attraverso gli innumerevoli
interventi riorganizzativi che hanno portato a dissipare il patrimonio di
efficienza e autorevolezza di ARPA.
I
dettagli del provvedimento li potete vedere nella sintesi proposta dalla stessa
Direzione nella newsletter del 23 settembre. Per quanto ci riguarda possiamo
solo dire che i tavoli si sono svolti secondo uno schema piuttosto consolidato,
ovvero si andava senza sapere in anticipo ciò di cui nello specifico si sarebbe discusso;
discussioni che come potrete vedere sono state sostanzialmente fini a se
stesse, visti gli esiti finali.
Prova
del fatto che la Direzione
recitava un copione già scritto fino all’ultima riga è e l’aver bellamente
ignorato la proposta prima CGIL poi RSU (recepita a maggioranza) che puntava ad
un modello che, razionalizzando attività e risorse lasciava invariata
l’ossatura territoriale.
A
riprova del fatto che in questo quadro l’Amministrazione si è mossa per teoremi concettuali, non suffragati da un’autentica
analisi costi-benefici, sono i cambi in corso d’opera sul destino di
Alessandria che prima doveva essere un semplice laboratorio di analisi primarie
ma, dopo una serie di interventi da parte della politica locale e di alcuni organi
d’informazione, si è riconquistata la dignità di sede laboratoristica integrata
(con attività specialistiche).
Altro
discorso riguarda il nord-est dove il laboratorio d’ambito è ipotizzato o a
Vercelli o a Novara, là dove in un caso gli enti locali metterebbero a
diposizione nuovi locali, che però richiedono un alto costo di allestimento, mentre
a Novara (ipotesi privilegiata) non ci sono gli spazi sufficienti ad ospitare
le attività che dovrebbero essere lì conferite.
È
da sottolineare in modo particolare il ruolo delle singole componenti sindacali
nell’ambito di questa vicenda: la
UIL (il cui conflitto di interessi sta assumendo contorni
sempre più imbarazzanti) si è assunta la
grave responsabilità di aver preventivamente frantumato il fronte sindacale
per motivi che ai meno ingenui appaiono subito chiari; ha costruito un teorema
ideologico sulla legittimità di rappresentatività della RSU con complicate
argomentazioni para-giuridiche per incunearsi tra le parti tentando di giocare
il ruolo di ago decisivo della bilancia.
Progetto
fallito, visto che in democrazia i numeri hanno ancora un senso e non possono
essere opinabili.
La CISL, dove tutta una serie di segnali provenienti dal proprio
interno negli ultimi mesi lasciano intravvedere contorcimenti e contraddizioni
non trascurabili, ha prodotto un comunicato che palesa quasi senza mezzi
termini interessi smaccatamente corporativi che vanno nella direzione opposta
al principio generale della difesa dei lavoratori e di una reale efficienza
dell’organizzazione del lavoro.
Come
dicevamo è chiaro che costoro difendono interessi che non sono di carattere
generale ma si restringono ad un ambito “particolare”.
Ci
dispiace criticare organizzazioni sindacali che, pur da posizioni diverse dalle
nostre, dovrebbero avere come suprema finalità la cura dell’interesse comune di
tutti i lavoratori nella legittima aspirazione alla tutela del lavoro e della
propria dignità.
Immaginiamo
che questi sindacati avranno considerato il riverbero che tali scelte potranno
avere in termini di perdita di consenso da parte di quei simpatizzanti o
iscritti, magari coinvolti in prima persona nei processi di
riorganizzazione.
Sulla
stessa identica linea si sono trovate le rappresentanze sindacali dei
dirigenti, di tutte le sigle, le quali
facevano a gara a chi incensava meglio la meravigliosa creatura partorita dalle
geniali (e ben remunerate) menti che si aggirano nelle immediate vicinanze
della Direzione.
Noi,
che come è noto siamo “demagogici e pretestuosi”, ci chiediamo se ora i
dirigenti passeranno all’incasso per questo appoggio incondizionato alla
politica della Direzione (vi ricordiamo che è il ancora in ballo la
ripartizione del famigerato “milione”….)
In
ultimo, non è da trascurare il fatto che la maggioranza di RSU nelle sue
componenti interne rappresentate da CGIL, FSI e USB abbiano mantenuto una sostanziale
unitarietà di intenti e di visione del percorso che è sembrato giusto proporre
in alternativa a ciò che è scaturito dal provvedimento conclusivo della
Direzione (DDG 76).
Il
monito che infine sentiamo assolutamente di voler fare è che tutto ciò non è
altro che l’inizio di un processo di smantellamento sistematico dell’Agenzia e
delle sue funzioni.
FSI
non verrà meno all’impegno di denunciare in
tutti gli ambiti possibili e necessari la palese assurdità di tutto
questo.
A
questo proposito è utile riproporre a tutti lavoratori i passaggi
dell’intervista all’assessore regionale al bilancio Aldo Reschigna, apparsa il
15 luglio scorso su Repubblica, là dove anticipava gli interventi sui
laboratori, lasciando presagire che questi interventi rappresentano solo l’inizio
di un più vasto processo riorganizzavo:
“Si è detto della riduzione
delle Atc, ma la riorganizzazione si estende anche ad altri centri di costo,
non è così?
"La riduzione
delle Atc dovrebbe produrre un risparmio di 1 milione all'anno. La stessa cosa
intendiamo fare con gli uffici decentrati regionali riorganizzati in tre aree
vaste. E stiamo pensando ad un riordino dell'Arpa. Cominciando ad esempio con l'accorpamento
dei laboratori. Sono otto, possono scendere. ….".
redatto a cura del Coordinamento FSI-ARPA PIEMONTE
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