mercoledì 1 ottobre 2014

NON FARTI CADERE LE BRACCIA



Torino, 01.10.2014


E nel nome del progresso
il dibattito sia aperto,
parleranno tutti quanti,
dotti medici e sapienti.

Tutti intorno al capezzale
di un malato molto grave
anzi già qualcuno ha detto
che il malato è quasi morto.

NON FARTI CADERE LE BRACCIA

Come tutti voi sapete il decreto 76 del 22 settembre ha posto la parola fine a questa ennesima commedia dei tavoli tecnici tra Amministrazione ed organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione dei laboratori, dove nel ruolo di  “deus ex machina” si è prodotto con la consueta capacità affabulatoria il nostro onnipresente Direttore amministrativo, con il contorno alquanto decorativo (visto il ruolo da comparse a molti di essi riservato) di vari “esperti” piuttosto silenti.

Comprimari della rappresentazione, attivi e clamorosamente espliciti nell’appoggiare la Direzione con teoremi di straordinaria fantasia, abbiamo potuto ammirare le sorprendenti giravolte di CISL e UIL che si sono prodotte in uno straordinario “coro” di incondizionato consenso a quanto la Direzione ci somministrerà in termini di chiusura, contrazione di servizi e riposizionamento di personale, confermando il loro ruolo geneticamente intrinseco di “collaboratori del fenomeno produttivo” di antica memoria.
       
Fuor di metafora è gravissimo ciò a cui abbiamo assistito e che ha rappresentato la chiosa finale, che a dire il vero avevamo previsto, al  compimento di una decennale politica di sistematica predazione delle risorse di questo Ente attraverso gli innumerevoli interventi riorganizzativi che hanno portato a dissipare il patrimonio di efficienza e autorevolezza di ARPA.

I dettagli del provvedimento li potete vedere nella sintesi proposta dalla stessa Direzione nella newsletter del 23 settembre. Per quanto ci riguarda possiamo solo dire che i tavoli si sono svolti secondo uno schema piuttosto consolidato, ovvero si andava senza sapere in anticipo ciò di cui  nello specifico si sarebbe discusso; discussioni che come potrete vedere sono state sostanzialmente fini a se stesse, visti gli esiti finali.

Prova del fatto che la Direzione recitava un copione già scritto fino all’ultima riga è e l’aver bellamente ignorato la proposta prima CGIL poi RSU (recepita a maggioranza) che puntava ad un modello che, razionalizzando attività e risorse lasciava invariata l’ossatura territoriale.

A riprova del fatto che in questo quadro l’Amministrazione si è mossa  per teoremi concettuali, non suffragati da un’autentica analisi costi-benefici, sono i cambi in corso d’opera sul destino di Alessandria che prima doveva essere un semplice laboratorio di analisi primarie ma, dopo una serie di interventi da parte della politica locale e di alcuni organi d’informazione, si è riconquistata la dignità di sede laboratoristica integrata (con attività specialistiche).

Altro discorso riguarda il nord-est dove il laboratorio d’ambito è ipotizzato o a Vercelli o a Novara, là dove in un caso gli enti locali metterebbero a diposizione nuovi locali, che però richiedono un alto costo di allestimento, mentre a Novara (ipotesi privilegiata) non ci sono gli spazi sufficienti ad ospitare le attività che dovrebbero essere lì conferite.

È da sottolineare in modo particolare il ruolo delle singole componenti sindacali nell’ambito di questa vicenda: la UIL (il cui conflitto di interessi sta assumendo contorni sempre più imbarazzanti) si è assunta la  grave responsabilità di aver preventivamente frantumato il fronte sindacale per motivi che ai meno ingenui appaiono subito chiari; ha costruito un teorema ideologico sulla legittimità di rappresentatività della RSU con complicate argomentazioni para-giuridiche per incunearsi tra le parti tentando di giocare il ruolo di ago decisivo della bilancia.
Progetto fallito, visto che in democrazia i numeri hanno ancora un senso e non possono essere opinabili.

La CISL, dove tutta una serie di segnali provenienti dal proprio interno negli ultimi mesi lasciano intravvedere contorcimenti e contraddizioni non trascurabili, ha prodotto un comunicato che palesa quasi senza mezzi termini interessi smaccatamente corporativi che vanno nella direzione opposta al principio generale della difesa dei lavoratori e di una reale efficienza dell’organizzazione del lavoro.

Come dicevamo è chiaro che costoro difendono interessi che non sono di carattere generale ma si restringono ad un ambito “particolare”.
Ci dispiace criticare organizzazioni sindacali che, pur da posizioni diverse dalle nostre, dovrebbero avere come suprema finalità la cura dell’interesse comune di tutti i lavoratori nella legittima aspirazione alla tutela del lavoro e della propria dignità.

Immaginiamo che questi sindacati avranno considerato il riverbero che tali scelte potranno avere in termini di perdita di consenso da parte di quei simpatizzanti o iscritti, magari coinvolti in prima persona nei processi di riorganizzazione. 

Sulla stessa identica linea si sono trovate le rappresentanze sindacali dei dirigenti, di tutte le sigle,  le quali facevano a gara a chi incensava meglio la meravigliosa creatura partorita dalle geniali (e ben remunerate) menti che si aggirano nelle immediate vicinanze della Direzione.
Noi, che come è noto siamo “demagogici e pretestuosi”, ci chiediamo se ora i dirigenti passeranno all’incasso per questo appoggio incondizionato alla politica della Direzione (vi ricordiamo che è il ancora in ballo la ripartizione del famigerato “milione”….)   

In ultimo, non è da trascurare il fatto che la maggioranza di RSU nelle sue componenti interne rappresentate da CGIL, FSI e USB abbiano mantenuto una sostanziale unitarietà di intenti e di visione del percorso che è sembrato giusto proporre in alternativa a ciò che è scaturito dal provvedimento conclusivo della Direzione (DDG 76).


Il monito che infine sentiamo assolutamente di voler fare è che tutto ciò non è altro che l’inizio di un processo di smantellamento sistematico dell’Agenzia e delle sue funzioni.
FSI non verrà meno all’impegno di denunciare in  tutti gli ambiti possibili e necessari la palese assurdità di tutto questo.
A questo proposito è utile riproporre a tutti lavoratori i passaggi dell’intervista all’assessore regionale al bilancio Aldo Reschigna, apparsa il 15 luglio scorso su Repubblica, là dove anticipava gli interventi sui laboratori, lasciando presagire che questi interventi rappresentano solo l’inizio di un più vasto processo riorganizzavo:
   
 Si è detto della riduzione delle Atc, ma la riorganizzazione si estende anche ad altri centri di costo, non è così?
"La riduzione delle Atc dovrebbe produrre un risparmio di 1 milione all'anno. La stessa cosa intendiamo fare con gli uffici decentrati regionali riorganizzati in tre aree vaste. E stiamo pensando ad un riordino dell'Arpa. Cominciando ad esempio con l'accorpamento dei laboratori. Sono otto, possono scendere. ….".






C’è una danza molto bella                                            
tra Arlecchino e Pulcinella
si riempiono di calci
si spaccano le ossa
Mangiafuoco sta alla cassa




redatto a cura del Coordinamento FSI-ARPA PIEMONTE

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